giovedì 2 aprile 2020

La fine dell'Europa vista da un olandese

Voi, cari olandesi, continuerete a rispettare la vostra quarantena pensando che quando sarà tutto finito e il mondo tornerà alla normalità vi regalerete una bella vacanza nel soleggiato Sud. Vi devo deludere. Come olandesi non dovrete presentarvi nell’Europa meridionale per un po’. Vi odiano.

​Non è colpa vostra, lo so. È colpa del nostro governo. Tanto per cominciare l’atteggiamento tipicamente olandese di relativizzare e l’arroganza con cui il virus è stato inizialmente affrontato non ha avuto molto successo all’estero. Gli olandesi possono essere convinti di vivere nel paese migliore e più organizzato del mondo, ma il virus non si ferma ai confini del compiacente paese dei polder e la risposta tardiva e lassista del governo olandese a la minaccia alla salute mondiale è considerata all’estero un vero e proprio crimine. L’elogio di Rute sui benefici dell’immunità di gruppo è stato un affronto diretto a tutti quei paesi che sacrificano le loro economie per il bene dell’umanità. Il fatto che il governo olandese sia parzialmente ritornato sui suoi passi non ha avuto eco all’estero, ma se lo avesse avuto sarebbe stato commentato con le parole famose ‘troppo poco, troppo tardi’.

​Ma tutto questo è ancora poco rispetto a quello che è successo dopo. Ciò che realmente sta esacerbando gli animi in questo momento è l’ostinata ostruzione del governo olandese a organizzare qualsiasi manifestazione di solidarietà europea per il Sud duramente colpito. Qualsiasi tipo di aiuto finanziario all’Italia e alla Spagna è bloccato dai Paesi Bassi. I Paesi Bassi sono gli oppositori più dichiarati dell’allentamento delle regole di bilancio europee e dell’emissione di Eurobond che potrebbero finanziare gli aiuti al Sud. Anche altri paesi membri nordici come la Germania, la Finlandia e l’Austria hanno i loro dubbi, questo è vero, ma nessun paese si è posto in una posizione così rigida e irremovibile come i Paesi Bassi. All’ultimo vertice di bilancio dell’UE, il nostro primo ministro è arrivato con una biografia pesante di Chopin sotto il braccio. Si è portato qualcosa da leggere durante il vertice perché ‘la nostra posizione è nota’, ha detto. ‘Quindi per me non v’è nulla da negoziare.’ Questa arroganza è stata accolta con sconcerto dagli altri capi di governo.

Il ministro delle finanze olandese, Wopke Hoekstra
​Il male ora ha anche un volto ed è il volto del nostro ministro delle finanze Wopke Hoekstra. La settimana scorsa ha posto il veto al piano di dare ossigeno agli Stati membri dell’Europa del Sud utilizzando il meccanismo europeo di stabilità, il fondo di emergenza istituito durante la crisi dell’euro per fornire prestiti ai paesi dell’eurozona in difficoltà finanziarie. Il fatto che continuasse a sottolineare fino alla noia che i Paesi Bassi a differenza di altri hanno accumulato riserve finanziarie, ha peggiorato le cose, in quanto implicava che l’attuale emergenza nei paesi dell’Europa meridionale fosse causata da loro stessi. E ha anche reso esplicita tale accusa. Ha suggerito alla Commissione europea di esaminare il motivo per cui alcuni paesi negli ultimi anni hanno messo da parte riserve finanziare e altri no.

​E poi il governo olandese ha addirittura la faccia tosta di chiedere una compensazione finanziaria a Bruxelles per i suoi poveri coltivatori di tulipani nella regione del bulbo.

​Queste sono le parole del premier portoghese Antonio Costa in risposta all’atteggiamento olandese: ‘Ripugnante. L’espressione è proprio questa: ripugnante. Nessuno è disponibile ad ascoltare ancora il ministro delle Finanze olandese. (…) E se non ci rispettiamo l’un l’altro, se noi non capiamo che di fronte a una sfida comune dobbiamo avere quella capacità di rispondere insieme, allora vuol dire che nessuno ha capito nulla di quello che è l’Unione Europea (…). È un’assoluta incoscienza un atteggiamento del genere, e questa avidità ricorrente rischia di minare completamente quello che è lo spirito dell’Unione Europea ed è una minaccia al futuro dell’Unione Europea.’

​Il primo ministro italiano Giuseppe Conte ha pronunciato delle sagge parole in conferenza stampa a Palazzo Chigi sabato scorso. Ha detto: ‘Abbiamo dato incarico all’Eurogruppo quattordici giorni per elaborare delle proposte, proposte al plurale che poi il prossimo consiglio europeo possa prendere in considerazione. Adesso è chiaro che c’è un dibattito in corso, il dibattito in corso va benissimo, ci sono aspetti tecnici che vanno considerati. Quello che io mi permetto di dire, e su questo sono inflessibile, tutti i dibattiti di questo mondo, ma qui c’è un appuntamento con la storia, l’Europa deve dimostrare se è all’altezza di questa chiamata della storia. La storia non avverte quando arriva. (…). Io non passerò alla storia come colui che non si è reso responsabile di quello che andava fatto per i cittadini europei. Mi batterò fino all’ultima goccia di sudore e fino all’ultimo grammo di energia per ottenere una risposta europea forte, vigorosa, coesa.’

​Il virus colpisce tutti i paesi allo stesso modo terribile, ma il disastro economico che provocherà sarà ingiustamente distribuito. La Germania può investire 750 miliardi di euro nella propria economia. L’Italia non può superare i 28 miliardi, meno del 4% del piano di salvataggio tedesco. La Spagna avrà probabilmente bisogno di circa 200 miliardi di euro in aiuti europei per rimanere in piedi. Se l’avaro Nord lascia i paesi del Sud al proprio misero destino significa che l’Unione europea è finita, sia moralmente, perché la solidarietà reciproca si rivela un’illusione, sia praticamente, perché le differenze economiche tra Nord e Sud si amplificherebbero a tal punto che nessuna unione, figuriamoci una moneta unica, sarebbe più possibile. Questo è ciò che i Paesi Bassi, con la loro incrollabile arroganza ed egoismo, stanno ora perseguendo: la fine dell’Unione Europea. Nient’altro che questo. Il resto d’Europa incolpa i Paesi Bassi e io mi unisco a quel coro. Hanno ragione.

​‘L'Europa ora ha bisogno di un miracolo’, ha scritto Geert Mak in un bellissimo e terrificante saggio su NRC Handelsblad lo scorso sabato. ‘I grandi cambiamenti avvengono inevitabilmente attorno alle grandi esperienze collettive come le guerre e le pandemie. Tale emergenza dopotutto pone fine ai vincoli della vita di tutti i giorni, improvvisamente c’è spazio per nuove forme e pensieri.’

​L’appuntamento con la storia, però, non ottiene risposta da Wopke Hoekstra. Continua a contare le sue caramelle nella veste quotidiana del droghiere mentre è in gioco il futuro del nostro continente. Se sono necessari miracoli per salvare l’Europa, il primo miracolo deve essere che i Paesi Bassi per una volta, prima che sia troppo tardi, siano in grado di guardare oltre l’egoistico compiacimento della propria disciplina di bilancio.


Ilja Leonard Pfeijffer

Articolo originale: https://www.hpdetijd.nl/columns/nederland-maakt-europa-kapot/

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