martedì 19 maggio 2020

Il problema della memoria corta

Per natura sono curioso.
Per atteggiamento mentale tendo a essere pessimista, e cerco di correggere questo mio bias con lo scrivere. In particolare, ricerco pattern passati in cui pensavo le cose sarebbero andate male ma poi le mie paure si sono rivelate errate.

Scrivere é importante, perché mi consente di osservare me stesso come se venissi da Marte e guardare alle decisioni che prendo nel contesto in cui vivo. A distanza di mesi, se rileggo quanto riportato nei miei taccuini, capisco meglio me stesso e cerco di essere piú obiettivo nelle valutazioni presenti.

Noto peró che questo mio atteggiamento non é minimamente praticato da giornalisti ed economisti che invece pretendono di insegnarci "la via", focalizzandosi solo sugli ultimi avvenimenti.

Credo che stiamo vivendo un momento di grossa incertezza che il CoronaVirus ha solo acuito.

Mi spiego: ogni 70-80 anni un periodo di crescita del debito raggiunge il suo picco.
Questo conclude una fase di crescita iniziata quando i nostri nonni erano giovani e i nostri genitori (io ho appena compiuto 47 anni) nascevano.
Di fatto, nel 1944-1948 il Mondo si riprendeva dalla botta della Seconda Guerra Mondiale con i debiti azzerati. La stessa Germania ebbe il proprio debito di guerra condonato. 
Poiché bisognava ricostruire, la produttivitá esplose.

E' la produttivitá che crea ricchezza. Sostare la produzione all'estero non crea ricchezza, la redistribuisce soltanto e piuttosto malamente, come abbiamo visto. La delocalizzazione abbassa i costi, ma non aumenta la produttivitá. I paesi occidentali, in piena crisi coronavirus, non avevano le fabbriche per produrre mascherine, ventilatori. Mancavano proprio tecnici e ingegneri e strutture!

Il debito nel tempo é aumentato fino al punto in cui non era piú possibile essere servito, cioé ripagato.
Esplose la crisi del 2008, e le conseguenti nazionalizzazioni e salvataggi di stato. Con un fardello per le future generazioni. 

Di fatto, da allora, é sempre stato come calciare un barattolo, e rinnovare il debito, renderlo piú "cheap", abbassando i tassi di interesse, oppure stimolare gli stati perché le banche centrali compravano debito, monetizzandolo.

Ma la produttivitá non é particolarmente cresciuta. 

Ora le cose stanno per cambiare, e stiamo all'alba di un salto di produttivitá per mezzo di un mix di Intelligenza Artificiale, Robotica, connettivitá ubiqua, Stampa 3D. 
Il fatto che non lo vediamo, é come per il coronavirus: si tratta di cambiamenti che avvengono con legge esponenziale, che all'inizio passano sottotraccia, per poi esplodere e sembrare improvvisi e inaspettati.

E questo cambio di produttivitá sta avvenendo in un momento di picco del debito. 

Purtroppo i nostri economisti non vedono tutto questo. Hanno una visione limitata, miope. 

Non so quello che succederá, ma credo che assisteremo ad una lotta titanica fra

  • forze deflattive: globalizzazione e nuova industria 4.0, altamente automatizzata
  • forze inflattive: ritorno della produzione nei confini nazionali e produzione di moneta da parte delle banche centrali, fin nelle tasche della gente.

Personalmente, credo che prevaranno forze deflattive. In altri termini, l'inflazione se misurata con l'indice dei prezzi al consumo (non con la misura di asset finanziari o con l'immobiliare) sará sempre bassissima nel medio lungo termine. Tralasciamo lo spike del coronavirus che ha disintegrato le supply chain di mezzo mondo per cui magari le banane prodotte in Ecuador aumentano di prezzo.

Ritorniamo al titolo del post. C'é un problema di memoria corta degli economisti perché questi super cicli di debiti di lungo termine durano anche ottant'anni, e quindi una persona puó vivere tutta la sua vita (come mio padre) non capendo in che fase fortunata della sua vita ha vissuto, in termini economici. 
I cambi di paradigma, purtroppo, sono dolorosi per chi manca degli strumenti conoscitivi per affrontarli.






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