venerdì 7 febbraio 2020

[Cultura finanziaria] La grande mazzata sulle pensioni

Mi riallaccio al post precedente, in cui scrivevo che spendere decine di migliaia di euro per riscattare gli anni di studio era una fesseria colossale.

Leggete qua:

https://www.ilgiornale.it/news/economia/grande-batosta-sulle-pensioni-ora-si-perde-mensilit-1823148.html

Eccone un estratto:
"Come sottolinea uno studio condotto dall Uil, il blocco delle pensioni ha ridotto – e ridurrà ulteriormente – il potere d'acquisto dei pensionati. A fare una stima ci ha pensato la Uil che, considerando i blocchi operati negli ultimi 9 anni, ha portato alla luce dati inquietanti. Una pensione di 1.500 euro lordi mensili nel 2011 ha accumulato una perdita mensile pari a 74,03 euro che, estesa sulle dodici mensilità dell'anno, diventa un mancato introito di 962,39 euro annui."

923 euro sono quanto prende netti al mese uno che fa un lavoro precario con un dottorato alle spalle in Italia.

Questa situazione andrá aggravandosi nel tempo per due ragioni, semplici semplici:
1) La popolazione invecchia
2) I redditi degli attuali millennials sono bassi

Per quanto riguarda l'invecchiamento della popolazione, in genere non é un problema se la produttivitá sale. Mi spiego: sei vecchio e non ce la fai a zappare la terra come si deve. Oggi non é piú un problema, perché grazie ai trattori e ai concimi un singolo agricoltore puó fare il lavoro di 1000 agricoltori di una volta.

Le pensioni esistono grazie all'aumento della produttivitá del XX secolo, sospinta dalle invenzioni provenienti dagli USA. Chi lavora provvede non solo per se stesso e per la famiglia, ma anche per chi si é ritirato dal lavoro.
L'aumento della produttivitá garantisce anche che uno studente possa rimanere tale, a carico di una famiglia, fino ai 30 anni. Non é piú necessario che un bambino di 8 anni si svegli alle 5 di mattina per mungere le mucche.

Qua veniamo al problema nascosto in Italia: la bassa produttivitá. Questo perché il turismo é a bassa produttivitá, l'industria alimentare é a bassa produttivitá e l'Italia si sta deindustrializzando. Con conseguente calo di pregiati posti nel manufatturiero e dei servizi ad esso associati (consulenze, ingegneria, IT, marketing, etc.).
Vedete, occorrono meno competenze per produrre un insaccato rispetto alla produzione di una micro-lente e all'elettronica di un telefonino.

La deindustrializzazione ha avuto come conseguenza il punto 2), cioé i bassi redditi dei nati dal 1980 in poi. Il problema é comune un po' in tutto l'Occidente, ma in Italia, complice l'euro (per ragioni che ho lungamente spiegato altrove), é stato terribile.
La deindustrializzazione occidentale si é specchiata nella enorme e velocissima industrializzazione della Cina, della Corea, del Vietnam, etc. I cui cittadini ora vengono a fare i turisti a Roma. Venti anni fa i turisti cinesi a Roma si contavano sulle dita di una mano.

I millennials, i piú penalizzati per questo cambio di paradigma produttivo, sono per giunta coloro  che usano i risparmi dei genitori per pagarsi il riscatto della laurea, per una pensione che vedranno col binocolo!

Esistono modi per invertire il trend? Certo, esistono, e sarebbero potentissimi. Ma sono ostacolati dai fautori dell'austerity e del pareggio di bilancio, e da una mentalitá tutta italiana volta a ottenere oggi pomeriggio quello per cui ho investito stamattina. Una generazione di "abbiamo diritti". Il sottoprodotto estremo di questa mentalitá sono grillini e sardine. Che stanno lá a lamentarsi della distribuzione della ricchezza anziché lavorare su come CREARE nuova ricchezza. E'un problema mentale.

Tornando all'oggetto del post: perserverare nel buttare denaro in spesa corrente per consentire ai pensionati che hanno vissuto il boom degli anni 60 di mantenere il loro stile di vita, ...beh, che dirvi? non mi sembra una mossa geniale. Di fatto é un trasferimento di ricchezza, che prima o poi cesserá, visto che nuova ricchezza con questo sistema non viene prodotta. Viene solo riallocata, consentendo ai pensionati di continuare ad essere la categoria che contribuisce di piú ai consumi in Italia.
Non ci credete?

Bisogna considerare infatti che gli over 65 si caratterizzano per un consumo pro-capite medio annuo più elevato, 15,7 mila euro (contro i 12,5 per gli under 35)

In altri termini, i vecchi se la spassano piú dei giovani in Italia che non hanno i soldi per fare figli. E ritorniamo al punto 1).

Alla prossima.


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