sabato 3 febbraio 2018

Istruiti ma poveri: davvero sono liberi nelle loro scelte?

Lo scorso post, pubblicato anche su Rischio Calcolato, era incentrato sulla questione "é la societá ad essere troppo complessa o la scuola ad essere troppo inadeguata?" ed ha sollevato molte questioni e commenti.
Alcuni di questi mi hanno colpito perché mi hanno offerto punti di vista che non avevo considerato, e altri hanno evidenziato che non sono stato abbastanza chiaro in quello che ho scritto.

Cominciamo dai chiarimenti, con esempi ripresi dal precedente post.
1. L'Esempio di Zenone su Achille e la Tartaruga non era rivolto a sminuire l'importanza del concetto sollevato dal filosofo presocratico. Anzi. Sottolineava l'incapacità dei professori di filosofia a spiegare dove si annida l'errore. Spiacente ragazzi, ma al liceo la filosofia viene insegnata ad  catzum, un continuum di "Socrate diceva questo, Platone quest'altro". Non viene insegnato il ragionamento, cosa che invece Socrate insegnava. Teniamo presente che, a dispetto di quanto ci spaccano le palle sulla gloriosa storia di Roma, i romani hanno de facto bloccato lo sviluppo di matematica, geometria, biologia, logica etc. Ci sono voluti duemila anni, fino a Fibonacci, per rivedere un po'di sviluppo della matematica in Occidente. Fibonacci é uno dei pilastri anche dello sviluppo della ricchezza dei Medici e della nascita del Rinascimento. In compenso la storia é insegnata da 80 anni allo stesso modo: un'accozzaglia di date di battaglie senza capire come le guerre venivano finanziate in ogni epoca. No money, no war. Basterebbe poco.
2. Studio dei principi di programmazione ad oggetti e database. La scuola alle medie dovrebbe fornire le basi. E, onestamente, l'informatica per come l'ho studiata e applicata io é quanto di piú vicino alla logica pura che esista (linguaggio, associazioni, semantica, ottimizzazione delle poche risorse a disposizione, etc.). Altro che latino! Ero stupito dalla profonditá di queste implicazioni quando ho fatto ingegneria. Tutto rappresentabile in UNI e ZERI. Impressionante. Indipendentemente dal fatto che poi uno diventi programmatore professionista. Mi si dice che l'IA soppianterá l'uomo nella programmazione...E chi programma l'IA? Il C e il C++ sono strausati nell'industria. Il bitcoin é stato sviluppato in C e C++. Quindi, per favore, rimaniamo coi piedi per terra. L'IT é sempre richiesto.
3. Basi di economia. Spiacenti, ma non sapere cosa é un tasso di interesse, il capitale, legge della domanda e dell'offerta, ritorno di investimento, significa uscire completamente disarmati dalla scuola superiore quando si affronta la vita. Non consente di scrivere un CV, capire i trend del lavoro. Significa essere spettatori passivi della vita lá fuori.

Tutto puó essere riassunto in una semplice constatazione.
Non esiste lo sbagliato o il giusto  assoluto, esistono solo  alternative. E le alternative vanno misurate sulla base dell'efficacia e del tempo a disposizione.

L'efficacia é misurabile con un parametro quantitativo: il ROI, o ritorno di investimento. Quanti soldi/tempo/sforzi/debiti avete profuso per la vostra istruzione (chiamata education, in inglese) rispetto al reddito che vi ha garantito?

Tempo a disposizione: se studiate ittiti e sumeri non avete per esempio il tempo da dedicare al problema della semantica di un linguaggio di programmazione, estensibile a TUTTI i linguaggi di programmazione. Se vi caricano di compiti di operazioni banali di aritmetica, non avete il tempo di fare sport e sviluppare interazioni sociali in una squadra. Oltre a diventare obesi.


Altra osservazione: mi scrivono che gli ingegneri italiani sono apprezzati all'estero, grazie alla loro formazione classica. E' assolutamente campato per aria. Un'industria guarda al fatto se sai fare il compito che ti é stato assegnato. Basta. Stop. Non c'é altro.
Chiariamo un punto: conosco ingegneri italiani DISOCCUPATI qua in Olanda. Vale sempre la legge della domanda e dell'offerta. Quelli bravi e fortunati trovano lavoro, gli altri tornano in Italia o fanno altri lavori per cui la laurea in ingegneria non serve a niente (assicuratori, bancari, etc) se non come pezzo di carta per un concorso. Conosco ingegneri che fanno i poliziotti e i vigili urbani. La spiegazione la fornisce, come sempre, la legge della Domanda e dell'Offerta: semplicemente, il numero di ingegneri formati in Olanda o Germania non copre le necessitá dell'industria locale, quindi prendono dall'estero. Cosí come prendono ingegneri da Polonia e Serbia. Costano poco. Un salario medio in Polonia sono 700 euro.

Quindi, volete far fare il classico come negli ultimi 80 anni ai vostri figli? va benissimo, ma sappiate che é necessario che poi facciano l'universitá, escano se va benissimo a 24-25 anni e sono giá in ritardo di tre anni rispetto ai laureati in Francia, Olanda, Inghilterra, Norvegia che nel frattempo avranno fatto anche laboratorio mentre in Italia non se ne fa quasi nulla. 

Estremo opposto: volete far fare scuola a casa, con insegnanti scelti ad hoc per matematica, informatica etc? va bene, ma vostro figlio svilupperá scarsissime interazioni sociali, non capirá come confrontarsi nella gabbia della vita mentre altri, avendo fatto scuola pubblica o privata, saranno meglio attrezzati. Per non parlare della mancata felicitá di fare amicizie coi compagni di classe e le prime cotte, che mettono un bambino nelle condizioni di conoscersi.


Ultima osservazione di questo verboso post: non ragionate sul vostro particolare caso. Magari siete super intelligenti, oppure avete avuto la fortuna di avere bravissimi prof, di crescere in un ambiente familiare colto, solido, aperto. Astraete, estendete le vostre osservazioni su un campione significativo e prendete una mediana, il caso generale. Vedrete che il sistema scolastico italiano produce disoccupati, in media: disoccupati istruiti. In genere vero per tutto il mondo occidentale.

Chiudo con una provocazione: un laureato che si vanta della propria consapevolezza e libertá mentale  perché formato "umanistiamente" quando non arriva a fine mese, dipende dai genitori, non puó permettersi una famiglia, se divorzia finisce sotto i ponti, ed é schiavo del debito, é veramente libero? O é solo un'illusione dettata dalla presunzione della propria formazione "classica"? Sará forse che l'indipendenza finanziaria, acquisita con competenze utili per il mondo del lavoro, é prerequisito essenziale per sviluppare la libertá e quel tempo libero in eccesso che consente POI di poter vivere pienamente la propria vita?






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