lunedì 14 gennaio 2019

Cina: Mandarini neri

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Preambolo linguistico
La lingua ufficiale parlata in Cina e Taiwan é il cinese standard. Il cinese standard é anche una delle lingue ufficiali parlate in Indonesia. Quindi il cinese standard é parlato da qualcosa come un miliardo e quattrocento milioni di persone. Che é due volte la popolazione europea, Russia inclusa.

Nota Il cinese mandarino é uno dei dialetti che si parlano in Cina. Ma qua per noi europei comuni sono sottigliezze.

Il cinese per noi europei é maledettamente difficile: non é insegnato alle superiori, ma a livello accademico in Italia ci sono una quarantina di universitá dove esistono corsi di lingue orientali. Una tre le piú rinomate é l'universitá Ca' Foscari di Venezia. Per iniziare a masticare decentemente il cinese ci vogliono tre anni. Quindi solo per parlare cinese, senza acquisire competenze specifiche in altri settori (io parlo e scrivo inglese come strumento per lavoro quotidianamente, ma le mie competenze sono nel ramo ingegneristico) partono tre anni di vita e alcune migliaia di euro se sei studente fuori sede.

Come sarebbe bello avere qualche infarinatura di cinese giá alle medie o alle superiori, non trovate?

Preambolo economico
La Cina é, a livello mondiale, il piú grande paese manifatturiero esistente.
La manifattura, per definizione, é la produzione di beni su larga scala utilizzando macchinari, lavoro umano, energia, territorio, capitale.

Senza TUTTI gli ingredienti summenzionati (capitale, lavoro, macchinari..) e organizzati strategicamente con piani di investimento pluriennali, la Cina non potrebbe essere il piú grande produttore di beni del mondo.
Il capitale per gli investimenti cinesi arriva in buona parte dagli Stati Uniti: il debito pubblico USA in buona parte finanzia il deficit commerciale con la Cina e una buona fetta di titoli di stato americani sono detenuti dalla Banca Popolare Cinese.  L'istruzione, che si trasforma in know-how industriale,  viene specialmente dagli Stati Uniti. I cinesi mandano i loro figli a studiare nelle universitá americane: imparano, tornano in patria, e fanno i capitani di impresa.
La forza lavoro é quella sottratta dalle campagne cinesi. Centinaia di milioni di cinesi si sono spostati,e si stanno spostando, dall'entorterra alle ricche cittá della East Coast dove é sorta la piú grande bolla immobiliare che la storia ricordi. La Cina ha usato piú cemento tra il 2009 e il 2001 che gli USA nel XX secolo.
Immaginate che la Cina consumi "soltanto" lo stesso cemento ogni tre anni: avrebbero crescita ZERO nel settore delle costruzioni.
Ancora: forse la piú importante cittá cinese oggigiorno é Shenzhen, capitale della manifattura elettronica. Sono passati da 30mila anime a metá anni '70 a 13 milioni (leggasi milioni) di persone nel 2019. Un maturo quarantenne di oggi come me avrebbe visto la cittá diventare 400 volte piú grande nel corso della sua vita.

Capitolo energia: la Cina sfrutta il carbone per il 60% delle proprie necessitá energetiche. D'altronde la Cina possiede i 2/3 delle riserve di carbone mondiali. Poi viene il petrolio (importato da Russia e Arabia), l'idroelettrico domestico, l'eolico e infine il gas. Il resto sono spiccioli. Per darvi un'idea, la Cina consuma piú carbone del resto del mondo messo insieme.
Capitolo territorio: a differenza dell'Olanda, dove vivo, e dove ogni metro é sottratto faticosamente dal mare e deve essere difeso ingegnosamente con dighe, terrapieni, pompe e canali, in Cina c'é abbondanza di spazio dove far nascere cittá e industrie.

E le materie prime da trasformare? qua le cose si fanno interessanti. Molto interessanti.

Qual é la commodity industriale piú importante? risposta facile: l'acciaio. Poi in ordine sparso alluminio, rame, zinco, stagno etc. Per tutti questi metalli, la Cina consuma qualcosa come dal 40 al 60 percento del totale mondiale. Un appetito gigantesco per i metalli.
Capitolo a parte merita il discorso "terre rare", ovvero quegli elementi (non necessariamente rari), appartenenti al gruppo dei lantanidi nella tavola periodica,  che sono difficilmente separabili tra di loro (si trovano generalmente combinati nei minerali) e che sono essenziali nell'industria moderna. Neodimio (magneti supercompatti), Erbio (amplificatori a fibra ottica per i cavi sottomarini transoceanici), Ittrio (sorgenti laser), e altri sono cruciali per l'alta tecnologia, quella per la quale occorrono ingegneri, fisici e matematici di alto profilo, per intenderci, e investimenti che si contano nell'ordine dei milioni di euro per avere un prototipo da testare prima di essere messo in commercio.


Considerazioni
Il settore dell'aerospazio e difesa dipende, per sopravvivere, dalla fornitura a prezzi accettabili di questi elementi. Tenete conto che quando Trump nel 2018 ha imposto i dazi per i prodotti importati dalla Cina, fra i beni NON soggetti a dazi casualmente figuravano le terre rare.
La Cina é ricca di terre rare: ne produce 100 mila tonnellate l'anno, prima al mondo, seguita a molta distanza dall'Australia, con 10mila tonnelate soltanto.
Il problema é che l'estrazione delle terre rare ha impatti devastanti per l'ambiente (se lo ricordino i supporter delle auto elettriche...). Le falde sono compromesse, esiste inquinamento radioattivo, interi ecosistemi vengono cancellati per centinaia di kmq.
La Cina ne estrae tante, di terre rare. Ma non é la piú ricca di terre rare. Al di lá di nuovi giacimenti (recentemente sottomarini scoperti al largo del Giappone), é l'Africa a contenere giacimenti enormi di terre rare (e anche di diamanti, oro, ferro, ...).

Se io fossi la Cina, per assicurarmi il mercato delle terre rare e diventare il price maker, cioé quello che decide il prezzo modulando l'offerta, stringerei accordi commerciali con l'Africa, poi possibilmente mi occuperei della logistica e di trovare un porto dove far attraccare le enormi navi portacontainer. Ovviamente mi servirebbe farmi capire bene dalla popolazione locale. Visto che partono da zero, perché sprecare tempo a parlare inglese?

Perché poi non fare dell'Africa, per estensione, la Cina della Cina? cioé un paese dove spostare il perno della globalizzazione e avere manodopera a bassissimo costo visto che gli operai cinesi stanno diventando costosetti e con l'avvento della robotica la Cina dovrá spostarli nei Servizi?
Il tripudio della globalizzazione. Il lato positivo, se c'é n'é uno per noi europei, é che se siamo fortunati, avremo una diminuzione dei disperati dal Centro Africa in Europa nelle decadi a venire.


Conclusioni
Il piu'grande porto della costa Est dell'Africa é il porto di Mombasa.
Mombasa é in Kenya.
Il Kenya é il paese industrialmente piú sviluppato dell'Est dell'Africa.
La Cina ha investito, a partire dal 2015, oltre 60 miliardi di dollari americani in Africa. Al momento la Cina é diventato il piú grande partner economico africano, surclassando gli storici India, Francia, USA e Germania. Ci sono attualmente piu'di diecimila aziende cinesi operanti in Africa.
Inoltre per passare dall'Africa alla Cina c'é di mezzo l'Oceano e/o molti paesi non proprio ospitali per migliaia di km: é una barriera ideale per non rischiare di avere a che fare con immigrazione dall'Africa alla Cina, se mai dovesse succedere.

E il titolo del post??

E'notizia di qualche giorno fa che il cinese diventerá obbligatorio nelle scuole elementari del Kenya, dalla quarta elementare in poi, a partire dal 2020.


In Europa e USA combattiamo la burocrazia per aggiustare un ponte o per qualche km di alta velocitá e per fare gli investimenti dobbiamo prima "trovare le risorse".

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