Da Britannicus ricevo, e volentieri pubblico, questo pezzo che getta una luce "diversa" su alcune dinamiche finanziarie recenti che hanno polarizzato l'opinione pubblica. Lo stile é quello di Britannicus, che sono molto contento di ospitare su questo blog.
Viviamo tempi interessanti, ma personalmente penso che questa storia dei Reddit people finirá come Occupy Wall Street. Funziona una volta o due, poi basta. A coloro che vivono la cosa in maniera ideologica, buoni contro cattivi, mi sento di rispondere con una sonora pernacchia, ma io sono Lorenzo, Britannicus ha un altro stile. Buona lettura.
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Nel mondo che ruota attorno alle borse valori e alle speculazioni borsistiche, nei giorni
passati ha tirato una brutta aria di tempesta. In realta’, si tratta di una patetica rissa tra
borseggiatori che si rubano l’un l’altro il portafogli (in pratica, il bottino di un precedente
furto ai danni di altri) dandosi mutuamente del ladro. La cosa sarebbe pure divertente se
non fosse che le conseguenze negative di questi furti vicendevoli perpetrati neppure con
tanta destrezza le scontiamo noi tutti. Purtroppo e’ un problema dalle molteplici
sfaccettature, di cui nessuna positiva da qualsiasi punto di vista la si voglia considerare,
quand’anche si provi una malcelata soddisfazione nel sapere che i suddetti borseggiatori
si stanno apparentemente scannando tra loro. Vediamo perche’.
I fondi speculativi (hedge funds) esistono da decenni e hanno sempre operato allo stesso
modo. Per prima cosa, identificano una o piu’ societa’ quotate in borsa che se la passano
piuttosto male, tra difficolta’ tecniche, finanziarie e di offerta commerciale inadeguata o
antiquata, tali da deprimere il valore (giusto o ingiustificato che possa essere) delle loro
azioni. Attraverso un broker (cioe’ un mediatore finanziario) prendono quindi in prestito da
chi le possiede (banche, privati, fondi pensione, etc) le azioni delle societa’ identificate. I
prestatori vengono ovviamente pagati per il disturbo (similmente a quanto succede con
l’affitto di un immobile) e viene fissata una data per la restituzione delle azioni prese in
prestito. Al termine del prestito, il prestatore ricevera’ lo stesso numero di azioni prestate
piu’ il compenso per “l’affitto”.
Il fondo speculativo riceve queste azioni e subito se le rivende in borsa (si, certo puo’ farlo,
si chiama shorting – in italiano “vendita allo scoperto”), preconizzando un sostanziale calo
del loro valore (e operando anche attivamente sottobanco perche’ cio’ accada). Questo
approccio tende a funzionare perche’ fa leva sulla reazione tipicamente scomposta del
mercato di fronte a grosse vendite di uno specifico titolo azionario. Infatti, una notizia in tal
senso provoca panico negli investitori che detengono il titolo, i quali di solito reagiscono
vendendo a loro volta, creando cosi’ un processo a catena stile reazione nucleare
incontrollata. Raggiunto l’obiettivo di far crollare il valore del titolo in questione, i fondi
speculativi ne ricomprano un quantitativo uguale a quello ricevuto in prestito e subito
venduto, pagando un prezzo nettamente inferiore a quello della precedente vendita e
ricavando quindi un bel guadagno netto dall’intera operazione.
Sembra un meccanismo solido e garantito per far guadagnare gli speculatori che operano
in questo modo; cosa mai potrebbe andare storto? Tutto il giochetto si basa sul fatto che
DI SOLITO, quando si vende in un sol colpo un grosso quantitativo di azioni di una
societa’ conciata abbastanza male, queste azioni tende a non comprarsele nessuno, visto
il rischio. Quindi, per la legge della domanda e dell’offerta, il loro prezzo cala rapidamente.
MA... se per caso qualcun altro viene a sapere della manovra e decide invece di comprarsi
quante piu’ azioni possibile del titolo in questione, il valore di mercato, anziche’ scendere,
sale invece rapidamente. Questo imprevisto sconvolge completamente i piani dell’hedge
fund, che si ritrova a dover restituire azioni che non ha piu’ (essendosele vendute pur non
possedendole), e dovendole quindi ricomprarle a un prezzo ben superiore a quello
incassato dalla precedente vendita. Quindi delle due l’una: o l’hedge fund rinnova il
prestito e aspetta che passi la buriana (non consigliabile perche’ immobilizza capitali,
magari anch’essi in prestito e in ogni caso destinati ad altri scopi lucrativi) oppure “chiude”
la posizione, restituendo prima del tempo le azioni ricomprate a maggior prezzo, con una
bella perdita secca (per la serie cornuto e mazziato).
Questo fenomeno, che viene definito “short squeeze” negli ambienti tecnici, cioe’
spremitura di breve termine, e’ esattamente quello che e’ accaduto quando sono entrati in
scena gruppi di “speculatorelli” USA affiliati a WallStreetBets e Reddit. Questi hanno
saputo della speculazione al ribasso iniziata dall’hedge fund americano Melvin Capital
“shortando” (cioe’ vendendo allo scoperto) le azioni di GameStop, una societa’ quotata al
NYSE e piuttosto in cattive acque. GameStop possiede una catena di negozi che vendono
videogiochi, consoles e relative cianfrusaglie elettroniche. Al momento, questa societa’ se
la passa piuttosto male, non tanto a causa del Covid, quanto per il business model
geriatrico (non abbiamo piu’ bisogno di andare fisicamente al negozio ad affittare giochini
digitali quando possiamo farlo comodamente da casa usando internet). Inoltre, GameStop
patisce la concorrenza spietata di Amazon e di svariati altri siti di e-commerce che gli
stanno inesorabilmente tagliando l’erba sotto i piedi. In pratica, GameStop e’ una
compagnia la cui fine prossima ventura e’ piu’ o meno segnata, salvo miracoli, con o
senza l’intervento degli avvoltoi che gli svolazzano attorno.
I tizi di WallStreetBets, alla notizia dello shorting (cioe’ della vendita allo scoperto) da parte
di Melvin Capital delle azioni di GameStop, si sono organizzati per comprare a man bassa
queste azioni, indicando ai loro membri di acquistarne per decine, centinaia o migliaia di
dollari, ciascuno secondo le proprie possibilita’. Inutile dire che le azioni di GameStop sono
schizzate a valori assurdamente elevati, quasi da far invidia a Tesla, Amazon, Apple e
compagnia cantante. Per operare questa specie di miracolo finanziario dei poveri, i novelli
cospiratori di WallStreetBets hanno utilizzato piattaforme d’investimento con app
disponibile su smartphones, tipicamente Robinhood e consimili, che permettono a
chiunque di acquistare azioni (o frazioni di azioni) con costi molto bassi rispetto a quelli dei
brokers tradizionali. In pratica, scommesse e speculazioni aperte a cani e porci.
E’ sicuramente divertente e di intima soddisfazione uardare le interviste ai vari managers
di hedge funds, che con facce paonazze a livelli preinfartuali, sbavanti di rabbia peggio di
un mastino napoletano incarognito, si scagliano contro “la crociata dei pezzenti” portata
avanti da quelli di WallStreetBets. Sono piovute fior di accuse di turbativa, distorsione di
mercato, comportamento illegale, pericoloso e a seguire tutta la solita litania farisaica che
ci si aspetta da un’orca assassina a cui un pescecane ha morso la coda. E’ chiaramente
l’adattamento in chiave speculativa della famosa allegoria del bue che dice cornuto
all’asino, ma state attenti a ripeterlo pubblicamente… a qualche gestore di hedge funds
potrebbe addirittura scoppiare la carotide dalla rabbia esondante.
Manco a dirlo, sono intervenuti tutti su questa miserabile vicenda, chi per esaltare la
guerra dei poveri contro i ricchi (Davide contro Golia), chi per condannare a spada tratta
gli “speculatori Reddit-izi”, chi per fare pelosi discorsi di etica pseudobergogliana in un
mondo dove parlare di etica fa solo ridere per quanto e’ ipocrita la cosa. L’unico fatto
davvero notabile e notevole e’ che i gestori delle varie piattaforme Robinhood & Co, viste
le facce apoplettiche dei gestori di Melvin Capital e di altri hedge funds, si sono precipitati
a fare l’unica cosa che i proprietari di siti web sanno fare quando sentono la voce del
ladrone padrone: sospendere, bannare, condannare, proibire, azzittire. D’altronde, quelli di
Robinhood & Co hanno aperto bottega per speculare sui poveracci (in tutti i sensi) che
“giocano” col fuoco in borsa, non certo per aiutarli a diventare ricchi. Arroganti e prepotenti
Sceriffi di Nottingham, altro che difensori dei poveri, senza peraltro considerare che fanno
affari con gli hedge funds.
Fin qui la storia, riportata con differenti toni e angolazioni su vari rotoli di carta igienica
quotidiani, blogs e siti “indipendenti” che vanno per la maggiore. Questo romanzo di
intrighi e passioni, cosi’ come viene offerto ad uso e consumo del popolo beota, non
fornisce pero’ alcuna risposta alle domande fondamentali che scaturiscono dall’intera
vicenda:
Che conseguenze pratiche hanno tutte queste speculazioni e controspeculazioni
(per intenderci, sia quelle degli hedge funds che quelle degli scommettitori di
WallStreetBets) su chi risparmia per crearsi un piccolo reddito pensionistico o per
poter affrontare eventuali momenti bui?
Perche’ nessuno ha mai detto nulla o quasi a proposito delle attivita’ degli hedge
funds ma adesso grida istericamente “crucifige, crucifige” quando a fare piu’ o
meno le stesse cose sono gruppi di “pezzenti” organizzati via social?
In ultima analisi, questi gruppi “social” organizzati, sono un bene o no per il mondo
borsistico e sopratutto per i piccoli risparmiatori, investitori, lavoratori o pensionati
che siano, che a questo mondo etereo affidano i propri risparmi?
La mia personale opinione e’ la seguente.
In generale, gli scommettitori (hedge funds o pezzenti organizzati che siano) sono utili
tanto quanto il verme solitario e analogamente caratterizzabili. Infatti, sottraggono
nutrimento (in questo caso, valore monetizzabile) ai piccoli investitori – tipicamente quelli
che investono capendo poco e male come funzionano le cose in materia di assets
finanziari e sono quindi facili preda dei pataccari della finanza (personal bankers,
consulenti finanziari “indipendenti” e quant’altro). Chi dice che gli hedge funds siano utili e
necessari perche’ testano la validita’ del prezzo di un’azione forse pensa a un parallelo
quantomeno azzardato con gli squali, i notori spazzini del mare che ripuliscono l’ambiente
da materia organica destinata, in loro assenza, alla putrefazione.
Gli hedge funds, speculando al ribasso, distruggono valore per il proprio esclusivo
tornaconto senza apportare alcun beneficio pratico al mercato, ad eccezione di altri
speculatori che ne possono trarre giovamento ed escludendo il beneficio difficilmente
valutabile di liberare la scena da qualche compagnia zombie.
I pezzenti della scommessa borsistica (cioe’ quella gente che usa la rata mensile del
“reddito di cittadinanza” appena erogato per fare (come credono loro) speculazioni
coordinate ovvero scommesse simil-calcistiche di fatto sottraggono valore agli investimenti
in modalita’ diversa ma sempre tendente all’identico risultato generato dagli hedge funds.
Gonfiare a sproposito il valore di un titolo azionario significa forzare in automatico i fondi a
indice (che al momento rappresentano una cospicua parte del capitale investito da molti
risparmiatori) a riempirsi le tasche di tale titolo a prezzi pazzescamente eccessivi rispetto
al valore reale di mercato. Nel momento in cui gli speculatorelli dal portafoglio incontinente
vendono in massa (tipicamente a non piu’ di tre giorni di distanza dall’acquisto), il valore
del titolo crolla crolla e il danno e’ bello che compiuto. I fondi indice con un pacco di questi
titoli ciofega in pancia perdono valore che tipicamente non viene mai piu’ riacquistato,
anche perche’ sempre in automatico, I fondi si disfano subito delle azioni decotte a
portafoglio onde ristabilire le corrette percentuali dell’indice (piu’ un’azione vale, maggiore
la sua percentuale nel paniere del fondo indicizzato e viceversa).
In ultima analisi, i pezzentelli dei gruppetti di scommettitori al dettaglio sono tanto nocivi
per i risparmiatori e per gli investitori in generale tanto quanto gli hedge funds. Andrebbero
bloccati tutti e due, sia impedendo le vendite allo scoperto sia impedendo la vendita
frazionata delle azioni come fanno con i biglietti delle lotterie sudamericane.
Infine, finora nessuno ha mai urlato abbastanza forte contro le attivita’ degli hedge funds
perche’ cane non mangia cane: quelli che dovrebbero tenerli a bada (stato, banche) sono i
primi a trarre beneficio dalle speculazioni possibili con la vendita allo scoperto, tra tasse e
commissioni.
In conclusione, se prima c’era un gruppo di guastafeste pestiferi, adesso ce ne sono due.
Gli investitori e i risparmiatori dovrebbero stare quindi attentamente alla larga da quegli
investimenti azionari che sono facile preda di tali guastafeste. Mentre e’ vero che niente e
nessuno impedisce ad esempio a un hedge fund di scommettere sul crollo di azioni tipo
Amazon, Apple o Berkshire Hathaway, queste compagnie hanno in cassa tanto di quel
contante accantonato ma non gia’ impegnato da poter scatenare un buyback tale da fare
impennare il prezzo delle loro azioni, con conseguente friggitura in olio bollente dell’hedge
fund che prova a shortarli.