lunedì 29 luglio 2019

Il QE é cancellazione del debito pubblico

Ormai direi che non é piú un segreto, e posso darvi un paio  di link

1) Claudio Borghi, https://www.youtube.com/watch?v=pmAo3aYys_k

2) Richard Duncan, https://www.youtube.com/watch?v=q9IsuKHjHzQ

Il video di Richard Duncan é dettagliatissimo e documenta il tutto analizzando il bilancio della FED, voce per voce, per dimostrare l'oggetto del post di oggi. Di cosa parliamo?

Del fatto che di fatto il Quantitative Easing é cancellazione del debito pubblico.

Partiamo dal principio.

Il debito pubblico é denaro che lo Stato deve a qualcuno. Questo qualcuno possono essere i propri cittadini, banche, fondi pensione, banche straniere, fondi stranieri, e via discorrendo.

Chiunque acquisti titoli di stato di un paese é, di fatto, creditore verso lo Stato.

Quando sentite che il debito pubblico di un paese é una problema, dovreste in realtá porvi la seguente domanda: ok, lo stato deve soldi, ma a CHI? Se io devo 1000 euro a mia moglie con cui ho una famiglia e un buon rapporto, é un non-problema; se io devo 1000 euro al droghiere puó essere un problema.

In economia é lo stesso.

Perché se lo stato deve soldi ai proprio cittadini, questi cittadini spendono questi soldi nell'economia domestica. E non é un problema. Di fatto i soldi fanno un giro: dai cittadini che comprano i titoli di Stato, allo Stato che si finanzia, ai cittadini che ricevono le cedole dallo Stato e spendono quei soldi nell'economia reale. Il denaro é olio che lubrifica il motore dell'iniziativa economica.

Se invece i soldi sono dovuti a banche straniere, lá c'é un problema. Di fatto, sono trent'anni che lo stato italiano anziché promuovere i titoli di stato presso i propri cittadini, li vende a fondi stranieri. Che possono strangolare e ricattare politicamente un paese.

Ma se questi soldi lo stato li deve ad una banca centrale, tipo la BCE, che succede?

Qua le cose si fanno interessanti.

Il Quantitative Easing é quando la banca centrale inizia a comprare su vasta scala (migliaia di miliardi)  titoli di stato detenuti dalle banche ordinarie. La banca centrale compra i titoli, e dá soldi alle banche cordinarie. Quali soldi? soldi creati dal nulla. Le banche centrali creano soldi in queste maniera.

Finché la banca centrale non rivende i titoli di stato, questi ultimi sono di fatto voci di bilancio della banca centrale. Fanno parte del patrimonio della banca centrale.

Fin qui spero sia tutto chiaro.

Lo Stato paga le cedole sui titoli che la banca centrale ha nel proprio bilancio. Questi soldi la banca centrale, per esempio la BCE, li prende e li rigira alla Banca d'Italia, che li rigira al Ministero del Tesoro del Paese. Cioé i soldi dopo tutto questo giro rientrano allo Stato.

Di fatto il debito italiano viene neutralizzato.
Idem per il debito tedesco, il debito olandese, il debito francese etc.

Finché la banca centrale tiene in pancia i titoli di stato di un paese, la corrispondente quota di debito pubblico viene CANCELLATA.

Quindi i debiti pubblici sono in realtá molto piú bassi rispetto alle cifre di cui si sente parlare.

Ecco perché il QE ha funzionato finora. Ecco perché il debito pubblico é un non-problema se le banche centrali lo monetizzano, cioé lo trasformano in denaro da redistribuire agli stati per mezzo delle banche centrali nazionali. Ha tenuto in piedi il sistema bancario e gli stati hanno potuto finanziarsi a tassi bassissimi.

Il problema di questo approccio é che funziona finché non  c'é inflazione. Al momento funziona perché l'inflazione é bassa. Il peggior problema é che arricchisce chi ha giá titoli di stato a bizzeffe (i ricchi) che vedono volare i propri patrimoni. Cioé incrementa la disuguaglianza. Che aumenta la rabbia sociale.
Non solo, si finisce per creare tassi di interesse negativi. Il che porta a territori economici inesplorati e chi ha investito in fondi pensione che ritornano il -1% quando l'inflazione é a zero di fatto perdono i soldi della pensione messa da parte.

Per creare ricchezza, occorre che vi siano diverse condizion, tra cui
0) energia a buon mercato
1) terra a buon mercato, per creare i siti industriali, gli uffici, le abitazioni
2) credito a buon mercato, per fare investimenti o ripagare i debiti pregressi
3) manodopera a buon mercato
4) manodopera qualificata,
etc.

Il Quantitative easing agisce sul punto 2), creando credito a buon mercato, cioé con bassi tassi di interesse.

Alla prossima.


giovedì 18 luglio 2019

Il 5G e la globalizzazione in faccia al Pentagono

Se c'era una cosa cui i fautori tout-court della globalizzazione non avevano pensato era la sicurezza nazionale.

E il 5G ne é un esempio eclatante.



In figura, un elemento di una torretta 5G che viene testato in camera anecoica: i coni piramidali che vedete servono ad assorbire il segnale a radiofrequenza

Il 5G é un insieme di tecnologie wireless che promettono di scaricare un film in qualche secondo, e di attuare la prossima generazione di infrastrutture che consentiranno di avere auto a guida autonoma, dispositivi indossabili etc. Ne ho parlato qua.
Di fatto, é come avere una connessione ad altissima velocitá (tipico di una connessione domestica) unita ad una totale mobilitá (tipico di un telefonino). Con una latenza che é di 1 ms (attualmente col 4G stiamo a 70 ms). Di fatto si fanno le cose in tempo reale, non ci si accorge dei ritardi nelle comunicazioni.

L'uso che se ne puó fare di una tecnologia, al solito, é duplice: posso fare telemedicina, operando con un robot su un paziente a migliaia di km di distanza e salvargli la vita; oppure posso spiare i miei cittadini (vedi questo mio articolo sul social credit system in Cina) ovunque si trovino.

Ora, per costruire una infrastruttura wireless per il 5G occorrono investimenti per miliardi di dollari.
Questo perché vanno costruite quelle torrette, le stazioni base appunto, che consentono ai cellulari o agli altri dispositivi connessi di parlare fra di loro. Le torrette vanno progettate, costruite, testate, e allocate nei punti giusti, e poi manutenute. Per anni.

Le industrie coinvolte sono industrie di progetto, industrie di manifattura, industrie di semiconduttori,  industrie di integrazione, industrie che mettono a disposizione enormi sistemi di testing a radiofrequenza, aziende che fanno sviluppo SW, etc. etc.

Tutte industrie ad altissimo valore aggiunto che fanno la ricchezza di un Paese nel breve, nel medio e soprattutto nel lungo termine. E che tipicamente sono controllate o semi-controllate dalla Difesa di un paese. Leonardo (ex Finmeccanica) ne é un esempio.

Poiché le stazioni base (le "torrette") accentrano il traffico in ingresso e in uscita, secondo i giornali gli USA temono che la Cina possa installare delle back-door (cioé delle porte di ascolto nascoste) nelle torrette; per mezzo di queste back-door la Cina potrebbe monitorare il traffico dati: ivi incluse le conversazioni di politici, dirigenti di industria, etc. Sapere e potere, il potere viene con l'informazione e il ricatto se si acquisiscono informazioni vitali.
E'plausibile?
No.
Non é plausibile perché le informazioni sensibili (pensate a quando accedete a gmail con https oppure al vostro conto corrente con lo smartphone) sono giá criptate. Quindi, che sia 3G, 4G o 5G poco cambia. Se l'informazione é criptata, io posso trasmetterla in chiaro dove mi pare. Quindi i giornali scrivono fesserie in merito agli "ascolti indesiderati".

Il vero problema? che se domani i cinesi decidono di chiudere il 5G, premono un pulsante e da remoto "spengono"il 5G americano. Di fatto spengono un paese. Esattamente come gli americani possono fare col GPS (motivo per cui é nato Galileo in Europa).

Blackout a New York City nel 2003

Fin qui il 5G e la sicurezza che preoccupa Pentagono e CIA. E non é banale per niente.

Che c'entra la globalizzazione, visto che sta nel titolo di questo post?

C'entra perché gli USA hanno perso molte delle loro industrie in campo telecomunicazioni perché hanno comprato televisori, radio, sistemi di comunicazione, software di gestione e monitoraggio del traffico dati, dalla Cina per decenni (negli USA, Huawei é leader per la fornitura di apparati 4G). Oppure hanno spostato la produzione oltre-oceano. Oppure le loro aziende sono state vendute all'estero. Wall-Street ha fatto soldi a palate in questa maniera, ma la sicurezza nazionale ha subito un gravissimo colpo.

Risultato? la Cina, soprattutto per mezzo di Huawei, é all'avanguardia sul 5G. Secondo alcuni analisti questo vantaggio tecnologico é nell'ordine dei 18 mesi. Un vantaggio enorme per la penetrazione nel mercato delle telecomunicazioni.  Hanno giá le infrastrutture operative e le stanno vendendo in giro per il mondo.La Cina é giá il paese con maggiore copertura 4G del pianeta.
Gli USA sono decisamente indietro in termini della capacitá di coprire la nazione sotto l'ombrello 5G. Per la prima volta della loro storia dopo lo Sputnik, sono tecnologicamente indietro.
Non hanno le aziende in grado di produrre le parti del 5G ai ritmi necessari con la qualità necessaria. E sono preoccupatissimi.

Dopo la corsa allo spazio degli anni '60, si sta materializzando una piú silenziosa corsa al 5G. Per assicurarsi un dominio tecnologico per i prossimi 15 anni.

I dazi che Trump ha messo sulla Cina, compensati con il regalo della FED di abbassare i tassi di interesse per tenere alto l'umore di Wall Street, sono stati parte di una strategia volta a ri-bilanciare gli equilibri tecnologici a favore degli USA.
Se peró gli USA non si decideranno ad aumentare seriamente gli investimenti in tecnologia e sviluppo, questo XXI secolo segnerà il sorpasso del Dragone sull'Aquila USA. Ne ho scritto ampiamente qua.

E l'Europa? non pervenuta. Ma abbiamo la nuova Ursula che vaneggia di accoglienza e societá verde.

PS: le torrette 5G consumano il triplo di una normale torretta 4G. Non solo, ne occorrono a decine di piú a paritá di superficie coperta. Non ditelo a Greta...

lunedì 15 luglio 2019

Fisso o Variabile?

Ciao Exiteers,

lo scorso post che ha messo insieme 5G, robotica, cloud computing e produzione di CO2 ha lasciato un po' frastornati parecchi di voi.

Normale, perché né i giornali né la scuola né l'università vi educano a PREVEDERE scenari possibili legati ad innovazioni in campo finanziario e tecnologico. Però vi amminchiano con i Sumeri e con il Risorgimento fino alla nausea.

Oggi parliamo di un argomento terra terra: meglio il mutuo a tasso fisso o variabile?
Non entro nella scelta di ognuno di voi, che ha le sue ottime ragioni per preferire l'uno all'altro.
Questo mio post vuole solo offrire degli spunti di riflessione.

Nel lontano 2013 (cavolo già sei anni sono passati!) feci la surroga sul mio primo mutuo in Italia. Decisi di passare dal fisso (all'epoca intorno al 3% ) al variabile. Sono rimasto cosí, e sto pagando circa l'1% di interesse oggi. C'è anche qualcuno cui é andata meglio di me e sta vicino allo 0% di interesse.

Andamento euribor - storico

A dispetto di quello che mi disse allora il consulente della banca ("i tassi NON possono rimanere bassi cosí a lungo!.), io scommisi sui tassi bassi.

I fatti mi diedero ragione.

Come mai?
Vedete, tutto si regge su una grande bugia: l'inflazione.

Ho giá spiegato in altri post che l'inflazione é una grande balla. Ho fatto anche l'esempio quantitativo in cui riesco a imbrogliarvi sul prezzo di uno smartphone.
Ma proprio perché é una menzogna grande quanto l'Everest, come l'Everest fa tanta ombra e se costruisci la tua casa dove c'é il rischio slavina stai messo male.

Quindi sfruttiamo le balle degli altri a nostro vantaggio.

Oggigiorno il mondo gode di sovrapproduzione e di eccesso di manodopera scarsamente qualificata (immigrazione) un po'in ogni settore. Acciaio, petrolchimico, industria semiconduttori, Automotive.

Questo comporta che c'è gente che si accontenta di stipendi miseri perché viene da zone dove lo stipendio nemmeno esiste. Il che tira giú i salari di tutti gli altri e fa sparire la vecchia meravigliosa classe media.

POI, c'é che le grandi imprese delocalizzano, cioé spostano le industrie in paesi dove gli stipendi sono bassi, non c'é tutela del lavoratore, e dove si pagano pochissime tasse. E riescono a finanziarsi con debiti bancari a bassissimo tasso di interesse, proprio perché sono grandi e dicono al governo di turno "o mi abbassi le tasse e mi fai pagare pochi interessi o me ne vado via".

La frammentarietà del mondo del lavoro ha fatto andare in confusione totale i sindacati che ormai difendono solo i pensionati, cioé coloro che questi cambiamenti macroscopici non li vivono. I sindacati vivono nel passato e sopravviveranno solo in piccole nicchie (aerospazio e difesa, produttori di beni e servizi ad altissimo valore aggiunto.)

Fin qui, facile.

Ora inizia la parte piú complicata: rileggete piú volte queste righe finché non vi entrano nella pancia.
Le banche centrali hanno creato una montagna di denaro per le banche, per finanziarle. Le banche con quei soldi creati dal nulla hanno comprato titoli di stato, immobili, azioni di compagnie quotate in borsa.

Questo ha fatto salire i prezzi di immobili, azioni, titoli di stato, perché c'erano un sacco di soldi disponibili per comprarli.

Ora, l'inflazione misura il prezzo delle case, delle azioni, dei titoli di stato?
NO! 

Quindi l'inflazione non monitora il reale aumento dei prezzi delle case, e solo parzialmente tiene conto del prezzo degli affitti.

Se io vi presto denaro, voglio un rendimento superiore all'inflazione attesa. Perché? perché se per esempio l'inflazione attesa é del 10% per il prossimo anno, significa che io se presto con un tasso di interesse inferiore del 10% allora fra un anno ci vado a rimettere. Mi rientra dietro denaro con cui posso acquistare meno cose rispetto ad oggi.

Siccome l'inflazione (che é un numero finto...ma viene usato dalle banche centrali) misurata é bassa, ecco che i tassi di interesse sono bassi, perché basta poco per remunerare il capitale prestato.

E se i tassi di interesse sono bassi, tanto vale scommettere sul variabile perché l'euribor rimarrá basso a lungo. Se non per sempre, a meno che non facciamo il botto.

Quindi ho scommesso sul variabile, nel lontano 2013, perché le banche centrali NON POSSONO PERMETTERSI DI ALZARE I TASSI, altrimenti viene giú il mondo.

Secondo voi, con piena occupazione ed economia in crescita, perché gli USA abbassano i tassi di interesse OGGI? All'universitá insegnano che se l'economia galoppa bisogna alzare i tassi per controllare l'inflazione. Bene, negli USA l'economia galoppa ma l'inflazione é bassa a causa della globalizzazione e dell'immigrazione e perché il sistema finanziario ormai é decotto e collasserebbe se i debiti diventassero piú onerosi.

Chi la prende in culo? i giovani della vecchia classe media, che non avranno pensioni decenti e dovranno lavorare fino a che crepano, mentre nel frattempo non hanno abbastanza capitale da comprarsi una prima costosissima casa, e rimangono in affitto.

A meno che la robotica e l'intelligenza artificiale pensino ai loro bisogni da anziani. E'la direzione intrapresa dal Giappone che, guarda caso, é il paese che piú investe in robotica e IA al mondo. Sará un caso? il Giappone non vuole immigrazione E il Giappone é il paese con piú anziani al mondo.. Io alle coincidenze non credere!

Basta saper unire i puntini....

Alla prossima.

PS: c'é un modo per uscirne bene e da uomini liberi degni di questo nome? Certo, ma i giornali non vogliono che lo sappiate...o forse non lo capiscono nemmeno loro.


domenica 14 luglio 2019

La testa fra le nuvole...


Una moderna nuvola...


Vi siete mai domandati cosa succede su internet in un minuto, al mondo?

Internet per certi aspetti é un po'come la Cina...i numeri sono talmente grandi che é difficile metterli in scala.
Per vostra informazione, 1 GB -gigabyte- é un miliardo di byte. Giusto per intenderci, un normale DVD sono circa 5 GB.

Mille GB fanno un terabyte, TB.
Mille TB fanno un petabyte, PB.

1 PB é quindi un milione di GB. Piú di 200 mila DVD.
Mentre scrivo, succede che:

  • In un minuto di internet, 3 TB sono creati su Facebook. Creati.
  • 188 milioni di mail vengono inviate.
  • 3.8 milioni di ricerche su Google vengono effettuate
Se vi interessa visualizzare il contenuto preciso, andate qua (ci trovate anche i dati su Whatsapp, Twitter, etc).

Questi dati trascurano un aspetto importante, mai menzionato da nessuna parte. Siccome siamo su ExitEconomics, ci piace scavare piú a fondo. 
La maggior parte degli "utenti"di internet sono automi, in gergo chiamati "bots". In genere si assestano intorno al 60% del totale degli utenti mondiali
Si tratta di SW che monitorano il traffico, capiscono i vostri gusti commerciali, scandagliano siti alla ricerca di parole chiave per migliorare i risultati delle ricerche, convertono i siti da modalitá desktop a modalitá mobile, consentono di causare disservizi, inondano i sociale con contenuti stupidi, etc.
Insomma, fanno di tutto, cose buone e cose cattive. 


Se tutto ció vi sembra tanto e vi intimorisce, sappiate che siamo agli inizi.

Agli inizi di cosa?

Del 5G e della robotica su vasta scala.

Perché con il 5G aumenteranno esponenzialmente i dispositivi connessi. Un'auto collegata su rete 5G, per guida automatica, genererá 4TB di dati ogni santo giorno. Aggiungiamoci i dispositivi indossabili, gli elettrodomestici collegati alla rete di casa, i televisori smart, e quant'altro.

Inizieranno anche ad andare di moda chip sottopelle...solo questione di tempo e di marketing.

Poi ci sono i robot e ovviamente le auto a guida automatica.

La robotica richiederá dispositivo connessi h24. Dal robottino che taglia l'erba in giardino, ai robottoni di warehousing (magazzino - la vedo brutta per i magazzinieri Amazon e Ikea, per citarne due di categorie), a quelli delle consegne, etc. sono tutti connessi on line. Altro traffico.

La chiave del successo di queste tecnologie é basata sullo stoccaggio delle informazioni e sulla velocitá di connessione.

La velocitá di connessione - e la affidabilitá della stessa- saranno affidate in buona parte alle reti 5G per il traffico locale, e a reti su fibra ottica per traffico di lunga distanza.
Per lo stoccaggio delle informazioni, stiamo messi maluccio.
E' vero che il costo per GB sta diminuendo giorno dopo giorno (una chiavetta da 32 GB oggi costa 10 euro) ma le tecnologie di memorizzazione ottica dell'informazione (hard disk ottici, non magnetici o a semiconduttore come la chiavetta USB) sono lontane, tecnologicamente molto lontane.

Per risparmiare sull'hardware, quindi sullo stoccaggio delle informazioni, si ricorre al "cloud". La nuvola. Di fatto si fanno viaggiare i dati su server remoti dove questi vengono immagazzinati o elaborati. Tutto questo per applicazioni in cui il real-time non é una assoluta prioritá. Traduco:
se la vostra auto sta in guida automatica, i dati sono processati dal computer dell'auto, non vengono inviati via 5G alla stazione base locale e da lá via fibra ottica ad un server in Alaska. La latenza sarebbe insopportabile. Ri-traduco: l'auto deve essere in grado di prendere decisioni su se frenare o sterzare in millisecondi o centinaia di microsecondi, non puó aspettare una risposta dall'Alaska.
Se peró lavoriamo in Word, lavoriamo su una copia in locale che va veloce, ma un sacco di copie intermedie vengono salvate in un serverino in Alaska.

Chiaramente sto semplificando molto (troppo....) ma é per farvi capire che il cloud computing é onnipresente al giorno d'oggi e aumenta a ritmo mostruoso. E fa da pilota per l'adozione di programmi di ricerca e sviluppo di machine learning, data warehousing, database, software security, calcolo distribuito, data analysis e tante altre belle cosine.

Chi é all'avanguardia nel cloud computing?

Al solito, Google e...sorpresa, Amazon.

Amazon Web Services (AWS) é una societá controllata di Amazon. Che cosa fa di preciso? mette a disposizione una enorme infrastruttura HW  e SW gestire dati su piattaforme cloud. E' la piú grande del mondo e fa soldi a palate. Altra genialata di Bezos che ha capito dove va il vento.

Concludiamo questa breve carrellata con una notizia che terrorizzerá i gretini di tutto il mondo! preparate lo XanaX! 
Siccome senza energia non si fa nulla, nemmeno le memorie dei telefonini di quelli che si scattano il selfie con Greta, avete idea di quanta CO2 viene immessa in atmosfera per produrre l'elettricitá che fa girare gli enormi server di Google sparsi in giro per il pianeta terra?

Tanta. Tantissima.

Andate a questa pagina. http://www.janavirgin.com/CO2/
Poi andate a quest'altra. http://www.janavirgin.com/CO2/DEFOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOREST.html

La prima é evidente, la seconda sono gli alberi "bruciati"in CO2 causa ricerca su Google.

Dite pure a Greta che il consumo energetico aumenterá, anche se usiamo tutti auto elettriche, se non altro per il traffico dati.

Ah giá, nessuno ne ha mai parlato nei tg.

E ora la chicca finale.
Ho omesso un altro dato importante, e me lo sono tenuto come chicca finale.


Le criptovaluteeeeeeeeeeeee.

Giá, la blockchain é ancora agli esordi, é basata su cloud computing e per di piú decentralizzato, e su una blockchain si baserá Libra, la nuova crittovaluta che Facebook vuole introdurre nel 2020. Perché questa crittovaluta? semplice: ci sono miliardi di consumatori al mondo che non hanno accesso alle banche ma sono potenziali acquirenti di merce. Per raggiungerli ci vuole un telefonino con un'app: Facebook Libra, appunto. Il lato buonista é che Facebook aiuta le popolazioni povere. Una novella ONG. Ma non divaghiamo.

Sapete quanto consuma una blockchain? Minare un bitcoin cambia a seconda del valore del bitcoin, ma stiamo sull'ordine di alcune migliaia di euro di energia elettrica. Cioé consumiamo energia elettrica per "minare"qualcosa che ancora non serve quasi a niente, se non per fare speculazione. La blockchain serve per validare le transazioni di pagamento. E quanto consuma? Una quantitá mostruosa di energia elettrica. Al momento é "solo"lo 0.32% del totale mondiale di consumo di elettricitá, ma come sappiamo tutti con internet le crescite sono esponenziali, NON lineari, NON paraboliche, MA esponenziali.

E il problema sarebbero le automobili? poveri gretini....

Con questo articolo, avete un po' di basi per capire quali sono i limiti FISICI per la diffusione della blockchain in tempi rapidi, perché l'energia sará un tema ancora piú importante nei prossimi 5 anni (a dispetto di quei fessi greto-comunisti dei 5stelle e Verdi tedeschi),  come si evolverá l'e-commerce, quali studi dovreste far fare ai vostri figli, quali studi evitare, e quali tipi di aziende tenere d'occhio se vi piace investire.

Alla prossima.









mercoledì 10 luglio 2019

Quelli che...ci servono seimila lavoratori ma non li troviamo

Pezzo pubblicato anche su OraZero.

Tra una canzone degli Stereophonics e un pezzo di Sarah Jaffe, mentre gioco a scacchi on line, ogni tanto mi imbatto in pezzi curiosi come quelli del Sole24h.

Fincantieri: ci servono seimila lavoratori ma non li troviamo

[il commento di Caravaggio2011 é il mio, nell'articolo del Sole]

Ohibó, con tutta questa disoccupazione giovanile non si trovano seimila persone?
Cosa cercano prevalentemente 'sti disperati di Fincantieri?

Carpentieri, saldatori, operai speciallizzati, fabbri, etc.

Ora, non si diventa saldatori o carpentieri a scuola, nemmeno in Francia o in Olanda. Ci vuole un corso apposito. Specialmente la saldatura é un'arte e ne esistono una infinitá di varianti. Peró confermo che in Olanda ci sono scuole che ti fanno diventare elettricista, muratore, tecnico installatore e le frequenti dai 13 ai 17 anni. Poi ci sono contratti agevolati per le imprese che assumono i ragazzi appena usciti, i ragazzi fanno esperienza, vengono formati e poi intorno ai 24-25 anni aprono partita IVA a tassazione agevolata e a 30 anni hanno famiglia, mutuo e 2 figli. A 30 anni guadagnano 3-5mila euro al mese e pagano le tasse (fino al 32.5% max per chi guadagna oltre la soglia massima).

In Italia é fantascienza.

Fincantieri si lamenta che non si trovano operai specializzati e che c'é un gap nelle scuole: insegnano cose inutili per il lavoro e non insegnano cose utili per il lavoro.

E chi é che ha demolito le scuole professionali in Italia? un certo tipo di mentalitá di sinistra che vede sempre e solo nei licei la chiave per il successo futuro nella vita. Gli istituti tecnico industriali, ragioneria etc sono per sfigati.

Peró c'é l'OCSE che promuove la scuola italiana. Il Fatto si oppone infatti alla riforma, tipo quelle che vuole introdurre la Lega, ripotenziando gli istituti tecnici per colmare il gap scuola-industria.

Chi ha ragione? sentiamo persino di ingegneri a spasso, e questi qui non trovano operai?

Cambiamo punto di vista.

L'incrocio fra domanda di lavoro (delle imprese) e offerta di lavoro (delle persone) si incrocia in un punto chiamato "prezzo". Per un lavoratore, il prezzo si chiama salario.

Quindi non é che Fincantieri non trova personale, é che non trova personale al prezzo che Fincantieri ha deciso di pagare. Ammesso e non concesso che siano spariti fabbri dal suolo italiano, se Fincantieri decide di pagare 3000 euro al mese, si riverserebbero fabbri da Francia, Spagna, per non parlare di Polonia e Ungheria.

Al solito, su ExitEconomics, facciamo una ipotesi e ci atteniamo ai dati. Quanto guadagna, diciamo, un saldatore (welder in inglese, il welding é la saldatura ad alta temperatura) che opera con tecnica TIG (tra le piú diffuse)?

Italia: da 5 euro l'ora (novizi, in genere combinano disastri e necessitano di un supporto di controllo qualitá esperto) fino a 30 euro l'ora se straqualificati. Anche di piú se operano in condizioni estreme tipo dentro tubature. Sono lavori pesanti che richiedono concentrazione. Parliamo quindi di stipendi che vanno da 15mila a 54mila euro l'anno. Mediamente, peró, stiamo sui 30mila.

Tutto sommato sono stipendi decenti per l'Italia.

In Germania? mediamente 2514 euro. Mediamente. Un Welding Inspector, esperienza di tanti anni come saldatore, che controlla il risultato della saldatura, arriva a prendere in Siemens fino a 83K e in Bombardier fino a 110K.

Secondo voi, un bravo saldatore italiano dove va a lavorare?

Spiegatelo a Fincantieri e al Sole24h.












lunedì 8 luglio 2019

[Guest post] Ideologie, particolarismi e incultura economica - i mali dell'Italia

Post di Vincenzo Sangiorgio

Cari Exiteers,

oggi vi presento un nuovo collaboratore di Exit Economics. Si chiama Vincenzo e abbiamo avuto modo di discutere di economia e storia: abbiamo posizioni diverse ma il "ragazzo" sa argomentare molto bene ed é una rarità.

Vi lascio al suo primo post e spero che i punti che solleva oggi possano avviare una interessante discussione, visto che si parla di...car sharing nella Capitale con una prima analisi costi-benefici nel medio termine. Detto da uno che ha girato parecchio.

Vincenzo si descrive cosí:
__________________________
13 anni passati in una scuola cattolica mi hanno insegnato che la Verità non esiste.
Nei primi anni di internet scelsi, per le mie prime registrazioni, i nickname Girogiro (preso in prestito dal film Mr. Crocodile Dundee) e Vagamondo dicono molto.
Ingegnere chimico con indirizzo processo di raffinazione, dopo 30 anni a spasso per mezza Europa tra colonne di distillazione e scambiatori di calore, soprattutto quella ex Patto di Varsavia, sono da 6 anni passato a fare altro.
Ho trovato comunque la maniera di non farmi mancare i contatti con mezzo mondo.
Noi vediamo la realtà con i nostri occhi, gli altri con i loro. E spesso le due visioni non coincidono.

La mia passione è la storia.
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Non sono un amante della burocrazia UE, ma posso affermare che i suoi richiami al “rispetto delle regole” da parte di noi italiani, dovrebbero farci riflettere non tanto sulle regole e su quanto qualcuno ci voglia affossare, quanto piuttosto sul perché ci affossiamo da soli.

Il problema del debito non sarebbe un problema se il PIL crescesse, ma noi stessi ci mettiamo tutto l’impegno per non farlo crescere.
Ideologismi, particolarismi, carenza di una base di cultura economica, e non intendo i massimi sistemi delle varie teorie economiche ma proprio i conti della serva, sono tipici del modo di essere italiano e cozzano contro il pragmatismo degli altri.

Eppure proprio in Italia, a Roma per la precisione, si è sviluppata quella che forse è stata la più grande civiltà della storia umana, quella che maggiormente l’ha segnata, una civiltà basata sul pragmatismo.

E proprio di Roma vado a parlare, conoscendola perché ci sono nato e ci ho sempre abitato.

Farò un esempio, solo apparentemente limitato (peraltro quando si parla di Roma niente è mai piccolo), ma che dimostra l’assoluta mancanza di pragmatismo. Il pragmatismo significa anche saper tentare strade nuove, mai provate da altri.

Sappiamo tutti che il traffico romano è qualche cosa di folle.

Innanzi tutto, quasi nessun cittadino ha la minima idea di quanto gli costino gli spostamenti e di quanto gli costi il traffico. E qui entra in ballo la carenza di cultura economica.  Un cittadino consapevole dei costi farebbe il diavolo a quattro perché il problema venisse affrontato.
Passiamo poi al bias ideologico. Cosa dice l’ideologia? Dice che il problema del traffico va affrontato con i mezzi pubblici, metropolitana o autobus. E dice anche, quella verde, che bisogna promuovere le piste ciclabili.
Chiunque conosca Roma, anche per sentito dire, conosce benissimo alcuni fatti:
  • Sotto la citta moderna ce ne sta un’altra, scavare è una sorta di mission impossible
  • Roma sta su sette colli, anzi pure qualcuno di più, pedalare è cosa adatta solo a persone con buone gambe
  • Orografia, topografia, ed estensione geografica del comune, rendono i mezzi pubblici di superficie efficienti solo su alcune specifiche direttrici

Un approccio pragmatico al problema ci porterebbe piuttosto a queste conclusioni
  1.  L’unico mezzo che puo' garantire la mobilità a tutti i cittadini è l’automobile.
  2.  Sul territorio comunale sono presenti troppe automobili
  3.  La maggior parte delle automobili sono parcheggiate e non in movimento; occupano spazio rendendo poco fluido il traffico e, oltretutto, imbruttiscono la città.
  4.  Una larga quota di auto in circolazione ha in realtà già raggiunto la sua destinazione e sta girando intorno alla ricerca di un parcheggio.
La logica, pragmatica conclusione è che l’unica soluzione praticabile è il car sharing diffuso.

Avere un’auto di proprietà per un residente nel territorio comunale, fatte le debite eccezioni per certe categorie (ad esempio disabili, medici, ecc., deve essere molto costoso.

A questo punto sento già gli urli di coloro che diranno “ecco un ulteriore inaccettabile balzello a carico dell’automobilista da parte di un comune che non garantisce un trasporto pubblico di qualità sufficiente!”. Proprio sicuri che sia così? 
L’automobilista medio percorre meno di 10000 km annui. Con queste percorrenze il costo chilometrico di un’auto media è compreso tra i 0.45 e gli 0.50 €/km. 

Eh già, tutti dimenticano i costi fissi

E allora facciamo due conti. Considerando che in circolazione non ci sta mai più del 30 % del parco auto, un parco auto pari al 40 % dell’attuale in car sharing sarebbe più che sufficiente a coprire anche i momenti di picco. Cosa significa questo? Che la percorrenza media delle auto in sharing passerebbe a 25000 km e quindi il costo chilometrico scenderebbe intorno a 0.30 – 0.35 €/km. Ma questo costo, per una società di car sharing potrebbe essere ancora più basso. In primo luogo perché potrebbe avere un parco auto costituito fondamentalmente da auto di piccola dimensione e quindi meno costose, in secondo luogo perché acquistando molte macchine e molte polizze di assicurazione pagherebbe molto di meno.  Anche i costi variabili di esercizio sarebbero poi probabilmente inferiori; minor traffico significherebbe consumi ridotti e usura ridotta.

Insomma con 0.30 € al km la società di car sharing ci pagherebbe tutti i costi di gestione dell’auto, manutenzione compresa, e avrebbe spazio fino a 0.45 €/km per pagarci i costi dell’organizzazione di supporto e farci profitto. E’ probabile che, in un regime competitivo, il costo si assesterebbe intorno ai 0.35-0.40 €/km.

Per l’automobilista medio ci sarebbe quindi addirittura un possibile risparmio. Rimarrebbero pure i soldi con cui noleggiare una Mercedes per andarsene in vacanza facendo i signori.  E se poi proprio qualcuno volesse avere l’auto di proprietà, potrebbe pur sempre recuperare parte del super-bollo rendendo disponibile la sua auto al sistema di sharing, magari tramite una piattaforma come UBER con cui l’amministrazione comunale dovrebbe fare un accordo di collaborazione.

E’ evidente che una soluzione del genere , pragmatica, troverebbe forti opposizioni da parte di tassisti e gestori di parcheggi pubblici. Ma entrambe le categorie potrebbero riciclarsi all’interno dell’indotto che si creerebbe per la gestione del car-sharing.

Non sto neanche a esaminare tutti gli ulteriori vantaggi che deriverebbero dalla messa a punto di un tale sistema. Ne guadagnerebbe la salute fisica e psichica dei cittadini, ne guadagnerebbe l’immagine della città che si libererebbe dal groviglio di lamiere che la riempie, ce ne guadagnerebbe ogni cittadino che finalmente non sarebbe schiavo del traffico quando prende un appuntamento.

Non pretendo certo che questa sia LA SOLUZIONE. Ma è certo che nessuno a oggi ha mai provato neanche a rifletterci in modo serio. La morale è che il richiamo alle regole va sempre letto tra le righe.

domenica 7 luglio 2019

Le vendite dei giornali in Italia..quelli che si autodefiniscono "attendibili"

Post pubblicato su OraZero.

Carissimi!

Oggi ci occupiamo brevemente delle vendite dei giornaloni italiani, quelli che pontificano e si autodefiniscono attendibili e barriera ai populismi dei bigottoni e alle fake news.

Siccome é un coro unico nei giornali Corriere-Stampa-Repubblica che demonizzano il Ministro dell'Interno e incensano capitani di navi ONG e LEUROPA, sono andato a cercarmi un po' di informazione in giro per capire quanto vendono questi giornali.

E cominciamo da Bagnai.

Che c'entra, direte voi? c'entra. Vedete, Bagnai é uomo di grande intelligenza e cultura, io spesso ci ho litigato, ma sempre sul piano professionale, e come me é in guerra da anni con il cosiddetto PUDE, cioé il partito del pensiero unico europeo. Qualche mese fa scrisse un post sfidando i lettori a capire chi c'era dietro questo grafico.



Io ci sono arrivato in meno di trenta secondi, a differenza dei suoi lettori che sono obiettivamente un po' ingenui e acritici, ma non mi aveva pubblicato la risposta (gli sto mediamente sulle scatole, ma me ne faccio vanto). Semplicemente, era  il gruppo Editoriale Espresso, oggi chiamato GEDI.

Questo gruppo controlla Repubblica e La Stampa. In effetti le prime pagine e i fondi di questi due giornalONI sono sempre il copia-incolla l'uno dell'altra.

I giornali vendono sempre meno, dicono per la concorrenza sleale (?) di internet. E hanno anche piegato l'unione europea a proteggergli il culo con una riforma del copyright fatta ad-hoc per gli editori pieni di debiti con giornali invenduti. Beh, ma i giornali hanno i loro siti anche loro, vendono copie digitali, giusto? quindi teoricamente dovrebbero cavalcare internet pure loro. Evidentemente ne sono sopraffatti, non lo sanno comprendere né cavalcare.

Sará internet il problema, o le minchiate pro-europa, contro Trump, contro Putin e pro-immigrazione con continua falsificazione della realtá che la gente che si alza la mattina per lavorare pensa che queste testate propugnano il problema? ah saperlo!

Nella Zuppa di Porro, oggi, il bravissimo come sempre Nicola prende un pezzo del Corriere della Sera in cui un giornalista si spertica in lodi per lo skipper italiano che con le sue braccia dai muscoli allenati ha issato a bordo neonati e donne incinte (dal minuto 1:20 in poi, é da spiscio!)


Quindi aggiungiamo il Corriere al duo Repubblica-La stampa in merito al supporto incondizionato alle ONG.

Ma quanto vendono queste testate? Sanno ancora davvero spostare l'ago della bilancia nel formare l'opinione pubblica?

Spoiler: no.

Mi sono imbattuto, nelle mie ricerche, in questo ottimo articolo, scritto da Lelio Simi per MediaHub, che analizza le vendite di Corriere e Repubblica dal 2008 al 2018.
Scrivere un articolo cosí, ragazzi, richiede tempo e tanto impegno. E poterlo leggere gratis é un privilegio. Mi ricordo quando scrissi il mio pezzo sulle fesserie del Fatto Quotidiano in merito ai supposti numeri degli italiani emigrati in UK. Mi costó ore di analisi e confronto incrociato dei dati UK e AIRE. E dissi "mai piú!". Tra l'altro lo pubblicai solo su Rischio Calcolato, non sul mio blog, per cui ora é perso..amen. Bel fregnone che sono stato!

Allora, Lelio ha analizzato dieci anni di vendite e cos'ha tirato fuori? questo grafico.



Il grafico include il volume di vendita delle copie digitali, contate a partire dal 2013.
Per il Corriere la traiettoria é la stessa, discendente.

Una Caporetto Totale!
Notate che l'asse delle ordinate parte da 0 copie vendute, quindi é un grafico onesto. Repubblica, in dieci anni, é passata da 600mila a 200mila copie, quindi -70%.

Meno Settanta per cento in dieci anni.

Quanto ha perso il Gruppo Espresso negli ultimi CINQUE anni? ha perso l'80%.

Viene da pensare che, se continua cosí, gli unici a leggere gli articoli scritti dai giornalisti saranno i giornalisti stessi. Si commenteranno fra di loro.

Per il Giornale, il Fatto Quotidiano e Libero stesse traiettorie. Le copie restituite al macero superano quelle vendute! Tira brutta aria per i tipografi.

In controtendenza la Veritá di Maurizio Belpietro, che sta aumentando le vendite (chissá perché!).

C'é un aspetto importante, poi. Oggi, i politici si rivolgono direttamente ai cittadini attraverso Youtube, Twitter, etc. Ha cominciato Trump. Se vuoi sapere come la pensa un politico, vai su Youtube e te lo vedi. A che ti serve il giornalista che registra e riporta a modo suo quanto dice un politico? Anzi, alle volte di un intero discorso, articolato, i giornalisti prendono solo una frase e ne stravolgono il senso. Normale che un politico si incazzi e si rivolga direttamente alla sua platea, senza filtri di mezzo.

Evidentemente il valore aggiunto dei giornalisti non copre la spesa del quotidiano. Punto. Se pensate che é stato un ragazzo con un blog a svelare le rotte delle ONG (non giornalisti strapagati), capite quello che intendo. Siccome i giornalisti non forniscono informazione utile, la gente spende i soldi in altro e cerca l'informazione on-line. In rete ci sono eccellenti blog che sono gratuiti e che riportano informazioni con una pluralitá di visioni davvero superiori, e sono letti da persone mediamente molto piú istruite e critiche di quelli che leggono i giornali. Se si conosce l'inglese, poi, si apre un panorama vastissimo di contro-informazione.

E le fake news? i giornaloni tuonano contro le fake news e dicono che le fake news infestano i social. Vero. Ma non é che i giornali ne escano indenni. Vediamo due casi esemplari di fake news megafonati dai giornaloni autodefinitisi attendibili.


  1. Attacco con il gas fatto da Assad - fake news da parte di tutto il gruppo Espresso, Repubblica in primis.
  2. Legami Trump con Russia per vincere le elezioni - fake news globale


Peró quando si tratta della regia francese dietro gli attacchi alla Libia, i giornaloni tutti zitti, anzi, dicevano che erano le solite menate da complottisti. Il fatto che il franco FCA fosse la rovina per il centro-Africa, e che la valuta ancorata all'oro voluta da Geddafi avrebbe scalzato il franco africano, non sono stati mai visti come elementi pilota per la guerra di Sarkozy in Libia.

No, mai, nonostante le evidenze emerse nel 2016 (pubblicate, ancora una volta, su un blog indipendente). Anzi, tutt'oggi nel 2019 giornali come ilsole24h, ancora insistono col dire che il franco africano non penalizza le economie africane! Ma come si fa a leggere simili puttanazze e comprare pure il giornale?!

Quindi perché leggervi, cari giornalisti strapagati dei giornaloni, se non sapete fare il vostro lavoro di indagine ma solo i megafoni dell'editore di turno? Non servite a niente.