venerdì 29 marzo 2019

Spesa Pubblica Produttiva e Crescita

Questa é la terza parte di un approfondimento che ho voluto fare per mettere in relazione la crescita di lungo periodo di un Paese con gli investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&D).

Nella prima parte, vi ho mostrato che tra le prime trenta compagnie che fanno massicciamente investimenti in Ricerca e Sviluppo veiamo imprese tedesche, sudcoreane e, in misura molto minore, olandesi. Per il resto, é un predominio assoluto statunitense.

Finora.

Dico finora perché, nella seconda parte, vi ho fatto vedere gli investimenti in Ricerca Base nel mondo, con la Cina che ormai ha sorpassato gli USA. Abbiamo altresí visto che gli investimenti in R&D sono massicciamente finanziati dagli stati: leggasi debito pubblico, spesa in deficit e tasse.

Quindi, sfatiamo il primo mito:
Non sono le imprese private che fanno R&D. E'il governo che sovvenziona le imprese private che fanno R&D! Il governo le sovvenziona direttamente (per esempio, con commesse miliardarie) o indirettamente.
Sovvenzionare direttamente significa aprire appalti miliardari.
Sovvenzionare indirettamente significa che, per esempio, tutte le spese in Ricerca e Sviluppo sono deducibili, e i relativi ammortamenti per gli asset acquistati sono deducibili anch'essi: é questa la ragione per cui Amazon non ha pagato un singolo dollaro di tasse al governo degli USA nel 2018 - guardatevi il video, é spiegato benissimo); oppure come nel caso SpaceX, il governo USA mette soldi nella NASA, che storna una quota di questo enorme flusso di denaro verso SpaceX di Elon Musk.

Senza rubinetti del credito aperti, non si fa né scienza né tecnologia.

E siccome gli investimenti in R&D richiedono anni, talvolta decadi, prima di diventare remunerativi (pensate al GPS, agli schermi OLED, ad internet, ai transistor, alle comunicazioni digitali) ecco che generalmente é il governo che scende in campo per garantire investimenti di questa portata. E lo fa principalmente per assicurarsi un predominio militare. Si vis pacem, para bellum.

Se volete approfondire, c'é un libro scritto da una professoressa italiana residente in UK da una vita, Mariana Mazzucato, dal titolo  The Entepreneurial State, nel quale analizza varie tecnologie che non sarebbero state possibili senza massicci interventi statali. Parlo di VERA ricerca base, non di migliorie di un telefonino con una durata della batteria maggiore. Mi pare sia disponibile anche in lingua italiana. Non sono d'accordo su tutto, ma vale la pena dargli una letta sommaria perché sfata diverse idiozie tipo "solo i privati fanno innovazione". Stupidaggini. Il privato migliora ed efficenta tecnologie nate con il finanziamento pubblico. Proprio perché un privato non puó permettersi di fare scienza per la scienza. Perderebbe milioni prima di imboccare la via giusta, e potrebbe fallire.
Uno stato non puó fallire (...emh..quasi mai) e puó, e deve, permettersi di investire in ricerca pura.

In parole povere: la spesa pubblica produttiva é quella che finisce in universitá, centri di ricerca e industria. Senza se e senza ma. Perché garantisce un aumento della produttivitá, impieghi meglio remunerati, ritorni da brevetti e copyrights, popolazione piú istruita, universitá che richiamano l'eccellenza. E' un circolo virtuoso che si autoalimenta.
L'alternativa é mantenre un'industria asfittica, che paga per usare brevetti altrui, diventa un centro manufatturiero mentre il vero know-how resta in mani estere, e rimane competitiva solo perché abbassa i salari.
Vi ricorda un paese in particolare?

Torniamo all'oggetto del post. Tendo a divagare perché godo per aver capito, dopo 7 anni che studio economia e finanza, il legame tra deficit delle partite correnti USA, riserve estere cinesi e numero di brevetti, con conseguente variazione della produttivitá e pernicioso legame tra basso costo del denaro e imprese che non innovano. E perché é aumentata tanto la disuguaglianza in Europa e USA negli ultimi dieci anni.

Mi devo decidere ad aprire un canale Youtube, quando ho tempo. Tra i vantaggi, c'é la possibilitá di filtrare via i commenti che non c'entrano una mazza col post/video in oggetto. Se a qualcuno fischiano le orecchie....

ORA, esiste un'altra metrica, oggettiva, che consenta di capire i ritorni industriali dovuti ad investimenti in Ricerca e Sviluppo?
Certo che esiste, ed é il numero dei brevetti che un paese produce.
Un brevetto, patent in inglese, non é un pezzo di carta con sopra descritta una invenzione: se la tecnologia che c'é sotto é vincente, assicura ritorni finanziari per anni e anni e anni a venire. Oltre ad un vantaggio strategico che diventa difficile colmare per gli altri competitor (solo quel frescone di Nikola Tesla poteva gettare alle ortiche le sue geniali invenzioni dando via per quattro soldi i brevetti a squali finanziari come Edison, Westinghouse e JP Morgan: non l'avesse fatto, sarebbe stato l'uomo piú ricco della sua epoca, piú di Rockfeller).


Guardate questo grafico:



E'il numero di brevetti nel 2016 certificati, per ogni paese. La Cina fa sparire tutti gli altri.
Il Giappone, comq, nonostante una popolazione che é un terzo di quella americana, se la batte con gli USA. Impressionanti i coreani, in relazione alla popolazione. EPO non é la droga dei ciclisti, ma é l'ufficio brevetti europeo (la sede é poco lontano da casa mia, qua in Olanda).

E ora le cose si fanno interessanti.
Ecco il trend dei brevetti, per paese.



Notare la crescita verticale dei cinesi.

Ed ora i soldi in R&D che ogni paese mette a disposizione (dalla scorsa puntata).


Anche in questo caso, la Cina ha una traiettoria micidiale verso l'alto (curva rosa)

In altri termini: la Cina investe massicciamente, attraverso enti pubblici, universitá e aiuti alle grandi imprese, in tecnologia, e i brevetti registrati esplodono.

Sic et simpliciter.

Come fa la Cina? E'un sistema complesso. Strategie di lungo periodo in primis: la Cina manda i giovani piú promettenti a studiare nelle migliori universitá, spesso straniere, e lo Stato finanzia i migliori, anche se nati da famiglie povere; sfrutta la manodopera a basso costo per inondare il mercato americano di prodotti; con i dollari che ottiene compra i titoli di stato americani, li riconverte in Yuan, tiene il tasso di cambio basso stampando Yuan, costruisce e reinveste nel territorio. Ha vocazione fortemenre nazionalistica, il bene comune viene prima dell'interesse individuale, sposta centiania di milioni di persone dalle aree interne rurali alla costa.
Si sta comprando l'Africa: leggete il mio articolo Mandarini Neri per farvi un'idea.

La Cina é democratica? per i nostri standard, no.
Facciamoci due domande: le nostre supposte superiori democrazie, reggeranno il passo? o la crescita della Cina é solo fumo, e destinata a implodere, come il modello giapponese degli anni '80 (quello che sotto sotto speriamo tutti noi europei e americani)?






3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Approvo l'apertura di un canale youtube, secondo me avresti anche un discreto successo perché esprimi concetti complessi in modo semplice e comprensibile anche per i profani.

    La maggior parte di quelli che leggo in giro sono o per tutto pubblico o per tutto privato; o globalizzazione totale o dazi e protezionismi su tutto... insomma davvero troppo estremi.

    Tu invece sei davvero fuori dal coro perché mantieni grande oggettività.

    P.S. Ho cancellato l'altro commento perché aveva dei refusi e non potevo più modificarlo.

    RispondiElimina
  3. Grazie,

    cerco sempre di rimanere obiettivo e di basarmi sempre su analisi costi/benefici a fronte del rischio derivante una scelta.

    Il punto é che faccio altro per vivere, il blog é impegnativo ma lo faccio per passione perché mi piace approfondire usando lo stesso approccio analitico che uso sul lavoro. Un canale Youtube sarebbe ancora piú impegnativo...vedremo, per ora sto valutando.

    RispondiElimina