Leggiamo nei giornali che per attraversare il Mediterraneo dalla Libia occorrono migliaia di euro.
Duemila? Tremila? Mille?
Non lo sappiamo con certezza. Spesso nemmeno ce lo domandiamo.
E' paradossale che con decine di migliaia di sbarchi non si riesca ad avere una informazione QUANTITATIVA e ATTENDIBILE e quindi misurabile e confrontabile anno su anno del costo per km di traversata.
Sì, ci sono articoli sparsi in merito, ma un database aggiornato non si riesce ad avere.
Ed è una mancanza di informazione enorme, grave, perché non consente di capire la portata del fenomeno in termini economici e finanziari.
O forse sì?
Supponiamo che ogni migrante dalla Nigeria paghi 7mila euro per raggiungere l'Italia. E'una stima attendibile.
Questo significa che un piccolo gruppetto di 10mila migranti trasportati fruttano alla malavita, secchi, 7000*10000 = 70 milioni di euro.
E parliamo di quelli che ce l'hanno fatta ad arrivare in Italia. Ci sono africani che hanno pagato ma non ce l'hanno fatta. Quindi i 70milioni di euro sono una stima per difetto, perché magari su 10mila arrivati in realtá i migranti che hanno pagato sono 12mila, 15mila o piú.
Quant'é il salario mediano disponibile in Nigeria? Meno di 6000 euro annui. Più' vicino ai 5mila, a dirla tutta.
Di fatto, un nigeriano paga oltre un anno di salario LORDO totale per arrivare in Italia.
E' come se un italiano pagasse 35mila euro di biglietto per andare dalla Nigeria in Italia.
Una volta che abbiamo messo LE CIFRE nella giusta prospettiva, adoperiamo la logica. Scopriamo che le cose si fanno interessanti.
Abbiamo detto che la malavita fa affari.
Perché prende i soldi dai migranti.
Giá, ma ai migranti i soldi chi glieli dá?
Qua su ExitEconomics, su ogni causa, ricerchiamo la causa prima della causa, e la causa prima della causa della causa. In ingegneria, si chiama Root Cause Analysis. Funziona alla grande, e la applichiamo in ogni contesto.
Supponiamo che il migrante lavori per pagarsi il biglietto.
Considerando paghe africane, dell'ordine dei due dollari al giorno, anzi siamo generosi e facciamo 4 dollari al giorno, che sono meno di 4 euro, anche senza mangiare, bere, dormire e vestirsi l'africano in questione impiegherebbe 6000/4=1500 giorni, cioè poco meno di cinque anni, per pagarsi il viaggio.
Chiaro che non è possibile. Magari qualcuno ce la fa, e risparmia dieci anni, ma in genere chi arriva qua in Italia è giovane e verrebbe pagato ancora meno di un adulto. E'poco credibile che abbia lavorato dieci anni per il biglietto. Sono fesserie che fanno a cazzotti con la logica.
Quindi possiamo escludere il RISPARMIO come fonte finanziaria per l'acquisto del "biglietto".
Cosa rimane?
Il DEBITO.
Per esclusione, l'unico modo che hanno questi africani per pagarsi la traversata è ricorrere al debito.
Ora, chi diamine concederebbe credito a uomini (pochissime donne, mi dispiace per le sostenitrici delle quote rosa ma tant'è...) che lasciano il proprio paese? Soprattutto, quali garanzie, quali collaterali offrirebbero questi uomini per il credito che richiedono? una capanna? un pezzo di terreno non coltivabile?
Chiunque abbia contratto un mutuo o un prestito sa bene che la banca richiede un collaterale a garanzia dei soldi erogati (erogati, non prestati, la banca non presta un tubo, la banca CREA denaro, l'ho spiegato mille volte). Nel caso del mutuo, è la nostra casa: se non ripaghiamo il debito, la banca si prende la casa.
Quindi?
Quale banca concederebbe mai prestiti, gravati da un interesse, a queste persone? Le piccole banche che concedono microcredito prestano pochi dollari, non certo centinaia o migliaia, che sono l'equivalente del costo di una villa qua in Europa.
Ammetto che qua la mia logica si arena.
Rifletto: se non sono banche a prestare, si ricorre agli strozzini per avere i soldi.
Ma gli strozzini operano sul territorio e concedono piccole somme. E vogliono i pagamenti con gli interessi ogni settimana. In ogni caso il migrante deve lavorare sul posto per ripagare il prestito con gli interessi.
Anche l'ipotesi strozzini non funziona.
Poi ho pensato: e se esistessero società SPECIALIZZATE nell'erogazione di credito ai migranti per pagare loro la traversata? Chiaro che simili società non operano in Europa, dove in genere ci rivolgiamo alle Banche ordinarie per accedere ai finanziamenti. Ma laggiù in Africa, in Asia, lontano dai riflettori, magari esistono altre realtà e altri tipi di
E'una ipotesi audace. Già, perché significa che se queste società esistono, allora sono loro che indirettamente finanziano la malavita che gli africani pagano per la traversata. E soprattutto che i grossi mezzi di informazione le ignorano consapevolmente.
Se esistono, devono essere grandi, perché le migrazioni sono MASSICCE e interessano centinaia di migliaia o milioni di individui ogni anno. Quindi parliamo di miliardi di euro di prestiti.
Pensavo di avere torto, perché qualche giornale avrebbe parlato (ah come ero ingenuo!) di organizzazioni in grado di muovere miliardi di dollari su territorio africano e asiatico ogni anno.
Poi ho scoperto questo video, e luce fu!
Questo giornalista, Franco Fracassi, ha due palle ipercubiche. Altro che Gramellini, Lerner, Saviano.
Questi sono i giornalisti di cui abbiamo bisogno! Ovviamente non hanno i giornaloni alle spalle e quindi sono misconosciuti.
Esistono società non-governative che muovono miliardi di dollari e prestano soldi agli africani per emigrare. Appositamente per emigrare.
Qua non parliamo di piccole ONG che affittano barconi per traghettare migranti dalle acque libiche ai porti italiani. Qua parliamo di società con ramificazioni finanziarie che muovono miliardi di euro da un capo all'altro del pianeta. Sono holding che gestisono banche, assicurazioni, infrastrutture per l'accesso ad internet, comprano e vendono immobili, rilasciano carte di credito, accendono mutui, operano nel settore macrocredito e in quello del microcredito. Per paesi sottosviluppati.
Dice il giornalista che nel 2016, dall'Europa sono volati in Africa 445 (quattrocentoquarantacinque) miliardi in un anno. Il giornalista afferma che la più grande di queste ONG, il BRAC é una holding registrata in Bangladesh e fa profitti per decine di milioni di euro ogni anno.
Sono diffidente per natura, non ci volevo credere per cui mi sono scaricato il bilancio del BRAC, del 2017.
Su ExitEconomics non scriviamo fesserie. Ci documentiamo.
Ecco, a pagina 72 e 73 di 116 del'annual report del Brac 2017, le cifre in soldoni.
- Donatori: 141 milioni di dollari.
- Totali attivi: tre miliardi di dollari, con una crescita del 20% rispetto all'anno precedente.
- Staff: circa 100mila persone nel mondo. Un mostro.
- Profitti prima delle tasse: 190 milioni di dollari. Dollari americani.
Concentriamoci su una delle banche controllate dal BRAC, la BRAC Bank.
Performance finanziarie: +35% rispetto all'anno precedente. Una performance spettacolare.
Cosa dice il giornalista? che le famiglie povere si indebitano, e i villaggi i cui cittadini si sono indebitati per consentire ai loro figli più sani, più' disperati o più intraprendenti di emigrare. Queste famiglie poi cadono in disgrazia perché non riescono a pagare i debiti contratti e iniziano a svendere i pochi asset che possiedono. Ci sono suicidi, i terreni vengono espropriati, i villaggi passano di mano e finiscono in mano agli occidentali delle ONG.
Non ho modo di verificare se sono informazioni veritiere, ma per esclusione possiamo concludere che tra le varie modalità con cui i migranti si pagano la traversata, ci sono proprio i debiti contratti dalle loro famiglie con ONG come questa. Anche l'articolo del Corriere, infatti, menziona i debiti delle famiglie dopo aver raccolto le interviste dei migranti.
Quello che sappiamo per certo è che queste notizie non finiscono sui giornali che lodano invece il modello di accoglienza (pagato dagli altri) Riace. Modello che, messo alla prova delle urne nelle europee 2019, di fatto ha miseramente fallito: la Lega ha preso percentuali bulgare di voti in un paesino della Calabria! uno scenario di fantapolitica solo 3 anni fa.
Al di là delle belle parole ("noi del BRAC aiutiamo i migranti a cercare fortuna in Europa", e sul sito trovate fotografie di tante facce sorridenti) io penso la realtà possa essere molto diversa ed esista il concreto rischio che l'Africa e l'Asia vengano ulteriormente impoverite, privandole di braccia, menti e risorse, mentre i costi sono pagati dai contribuenti dei paesi occidentali, convinti di fare una buona azione. Dietro la scusa del microcredito alle donne dei villaggi, che é una piccola parte di queste attivitá delle ONG.
Si esporta democrazia a forza non con le bombe, ma con la finanza. Per ogni dollaro che il BRAC investe, dice che ne ritornano 5.40. Sí, ma al BRAC. Non alla collettivitá! Si dimenticano di menzionare i costi che l'Occidente si sobbarca per mantenere i migranti. Al BRAC conviene, agli immigrati conviene, all'Occidente? mah, stando ai risultati delle europee 2019, un dubbio mi verrebbe.
L'immigrazione è un affare gigantesco, non proprio trasparente, da centinaia di miliardi l'anno. Piú della droga o delle armi, come prospettive di crescita.
E' la nuova grande frontiera della finanza. Articolata, complessa, e invisibile pure nell'epoca dei satelliti e di internet. E' invisibile perché smuove denaro, e il denaro è informazione, quindi viaggia con pochi colpi di tastiera dalla Germania, o dagli USA, in Bangladesh. Difficile da vedere, a differenza di un barcone in mezzo al mare. Il barcone è solo l'ULTIMO tassello di un domino iniziato in uffici finanziari su un piano alto di un grattacielo all'altro capo del pianeta.
L'immigrazione è la frontiera del nuovo mercato del credito, credito al alto ritorno. E uomini intelligenti e senza scrupoli come i grandi speculatori internazionali l'hanno compreso da tempo, dai primi anni Novanta.
A noi, al popolo, hanno lasciato i costi del welfare e dell'integrazione di questi disperati mentre le banche di queste holding dell'immigrazione fanno profitti a palate. In una guerra fra poveracci per la fila al pronto soccorso e per ottenere il reddito di cittadinanza.
Il cerchio si chiude. Piano ben congegnato, non c'è che dire.
Per chiudere con la risposta alla domanda di inizio post: le grandi ONG si finanziano con donazioni e con attività bancarie e assicurative. Nulla di nuovo sotto il sole, ma è provato dai bilanci. E si tratta di cifre astronomiche.
Se volete capire come funziona l'immigrazione, ancora una volta dovete capire come nasce il denaro, come viene distribuito e come viene remunerato. Vi/ci tocca studiare.
Ultimo punto: chi sono i donatori che mettono a fondo perduto 141 milioni di dollari l'anno?
Pagina 57 del prospetto, nell'ordine:
- Unione europea (pagano i contribuenti)
- Regno d'Olanda (pagano i contribuenti)
- Unicef (pagano i contribuenti)
- UNHCR (pagano i contribuenti)
- USAID (pagano i contribuenti)
etc
Con le nostre tasse, indirettamente, finanziamo l'ONU e la UE che a loro volta finanziano le ONG che fanno profitti e li stornano agli azionisti privati.
A questo punto, facciamo diventare l'UE azionista pure lei almeno qualche spicciolo ci ritorna indietro!
Se il BRAC del Bangladesh fosse quotato in borsa, sarebbe un ottimo investimento da aggiungere nel proprio portafoglio titoli. Una gemma finanziaria in una paese sottosviluppato.
Tra qualche anno studieranno queste ONG nei libri di storia, al pari della Compagnia delle Indie olandesi o della Compagnia della Lousiana.
Alla prossima.