giovedì 28 settembre 2017

Integrarsi in un paese straniero

In un precedente post, ho parlato della questione della responsabilizzazione dell’individuo e ho fatto un confronto tra i sistemi scolastici italiano e olandese.

Ho posto l’accento su un particolare importante: e cioè che mentre la scuola olandese è “assertiva”, quella italiana è soprattutto “punitiva”. E che il discorso di non imporre compiti a casa a giovani studenti bambini va inquadrato in un’ottica a largo spettro: non significa diventare brocchi alla maggiore etá, significa che ogni bambino tende a essere fortemente responsabilizzato (e quindi gli si accorda anche fiducia): è responsabile dei quaderni e dei libri e dei pennarelli che la scuola gli fornisce gratuitamente, perché poi deve passarli alla classe successiva l’anno dopo. Se non passa il citotest, cioè un esame periodico volto a capire quali sono le attitudini del bambino, si insiste per capire quali sono le lacune e si parla con la famiglia. 

In Olanda un bambino puó ripetere un anno se non è ancora considerato idoneo. Non è una colpa. Succede a molti bimbi anche olandesi: si ha bisogno di piú tempo per masticare bene la lingua, consentire alla classe una formazione omogenea, non avere bimbi frustrati perché faticano troppo con il programma. Quando ho scritto questo, apriti cielo! Commenti di persone che pensano che i bambini diventeranno futuri sfigati la cui autostima è stata distrutta!

Molti commentatori hanno preso il post  come un match “Italia vs Olanda” ma non era la mia intenzione. Sará che del calcio non me ne frega niente, ma ho considerato il modo di rispondere di alcuni commentatori “antropologicamente” interessante, fino a quando qualcuno non è passato alle offese personali gratuite. 

Ma i cretini sono dappertutto. Io scrivo per gli intelligenti.

La scuola pubblica olandese è di stampo montessoriano, e la Montessori fu una geniale, illuminata e umanissima docente italiana: boicottata nel Belpaese (chissá perché…), insegnó qua in Olanda. In Italia, abbiamo una tradizione cattolica improntata sul senso di colpa e sul dovere. Non è un caso che i bambini olandesi (i bambini, insisto) siano fra i piú felici del mondo. E vorrei ben vedere: fanno tantissima attivitá fisica, hanno a disposizione la bicicletta che moltiplica di dieci volte la loro libertá motoria, fanno pochi compiti il pomeriggio, le insegnanti sono giovanissime. Fatevene una ragione.

Oggi voglio parlare del problema dell’integrazione in Olanda. E mi baso sulla mia esperienza, sperando di fare cosa utile per chi ha voglia di confrontare la mia di esperienza con la sua, magari in un altro Paese.

Molti olandesi sono razzisti. Al di lá della apertura di facciata, posso garantirvi che se una donna olandese si sposa con un italiano (o viceversa), la cosa è malvista specialmente dalla vecchia generazione. Sono apertissimi mentalmente finché l’integrazione riguarda altri.
Gli olandesi sono tirchi rispetto allo standard italiano. Ai limiti del comico, o del tragico, a seconda dei punti di vista. Ho tonnellate di esempi, personali e non. Non arrivano ai livelli tedeschi, per i quali se sei gentile e non ti fai pagare per un favore sei un povero scemo, ma contano il singolo centesimo. La differenza sostanziale è che l’olandese è allegro, il tedesco è mediamente sempre incazzato.

Io ho avuto pochi problemi con l’integrazione. Altri italiani ne hanno avuti di enormi. Ammetto che se un olandese tende a guardare me o la mia famiglia con la puzza sotto al naso, io di puzza sotto al naso ne metto il doppio. E lo faccio percepire. Ma sono problemi che si trovano anche in Italia. I razzisti sono ovunque, e i bambini respirano aria razzista da piccoli, specie dalle madri e specie se sono femminucce. I maschi meno: se tizio ti sta antipatico, gioca nella squadra avversaria, o si fa a botte e la cosa lá finisce. Le femminucce invece attuano veri e propri schemi di esclusione sociale ai danni delle sfortunate piccole straniere.

Sí, ma non con tutte le straniere.

E qui sta il punto.

In Olanda devi saper badare a te stesso. Se sei italiano, ma non ti lamenti, lavori sodo e ti integri, ottieni il rispetto. Io non parlo olandese, parlo solo inglese, da tre anni ormai. Mia moglie parla olandese, adesso. Dopo due colloqui, ha trovato lavoro. Bene, io me ne frego di non parlare olandese, mi scuso e sorrido, dico sempre “il tempo è poco e, sorry, mi serve piú il francese dell’olandese per lavoro, quindi sto studiando francese. E Poi lo parlate cosí bene voi l’inglese! Davvero, siete bravissimi”. E con una sana leccata di culo lá finisce. Pago le tasse, tengo pulito, non sopporto gli zozzoni, mando mio figlio a scuola pubblica. Non sono religioso. Nessun problema.
Un’altra famiglia italiana invece ora vuole cambiare scuola alla figlia. Bambina intelligente, era felicissima, ora dice che è infelice, le compagne di classe l’avrebbero isolata. Sapete una cosa? La madre non parla con la maestra (non capisce una parola, mastica pochissimo l'inglese), non parla con le madri delle bambine che sembra abbiano isolato la figlia per sapere se ci sono incomprensioni. Il padre non si vede mai, sempre al lavoro come cuoco. Cioè la famiglia non ha contatti con altri olandesi. E la soluzione qual è? Scappare. Altra scuola. Altro adattamento per la bambina. E i genitori fanno le vittime "contro il sistema". Io e mia moglie quando nostro figlio era stato preso di mira da un paio di ragazzini piú grandi (botte, per dirla tutta, perché c’erano un paio di stronzetti nel giardino pubblico) ci siamo inviperiti: parlato coi genitori, e poi con la maestra. Risultato: fine delle provocazioni. Poi, i ragazzini hanno fatto due gruppetti che si stuzzicano e talvolta si menano ma lá finisce perché è lotta bilanciata. Da ragazzino io facevo sempre a botte e sono cresciuto lo stesso. Ho spiegato a mio figlio che se uno lo mena senza ragione, lui deve menare due volte, perché altrimenti passa il messaggio che non sa difendersi. Sei in terra straniera, fatti rispettare. Se stai in classe, rispondi come si deve e poi vai dalla maestra, circostanziando i fatti. Impara ad andare bene a scuola, a farti amici. Non a fare ghetto con altri italiani “perché cosí è facile”. Ora il bambino è felice, fa sport, va bene a scuola e ha i suoi amichetti (per inciso per i bambini olandesi il divano è un trampolino di lancio, anche quello degli amici italiani che costa il triplo rispetto alla robaccia che si trova nelle case olandesi).

La scuola olandese ha messo a disposizione per mio figlio logopedista e tutor per il primo anno. Gratis. E specialista dal ministero dell’istruzione per bambini figli di non-olandesi. Ora il mocciosetto non ne ha bisogno e si approfitta largamente del suo olandese per non farsi capire da me quando non vuole farsi capire J
Quindi: integrarsi è difficile, ma lo diventa a dismisura se nel paese che ti ospita ricerchi le stesse cose che hai lasciato nel paese natío. Cultura, cibo, meteo, donne, traffico, bar, caffè, rapporti coi colleghi. E maestre stressate.

Ovunque vai, in un paese straniero, sarai sempre uno straniero. E'importante farsi accettare: e il primo passo é che é tuo dovere capire che sei un ospite, e non puoi accampare diritti se prima non ottemperi ai tuoi doveri. 


E parliamoci chiaro: ci sono tantissime cose che ti mancano della tua terra. Quando faccio il turista in Italia mi ingozzo di sole e caffè e mare. Abbraccio gli amici di una vita. Mio padre. Ma poi dopo qualche settimana me ne voglio tornare nella mia Olanda, serena, ordinata e magari pure provinciale. Alla fine è tutta una questione di scelte che vengono fatte mettendo le cose sui due piatti della stessa bilancia. Reddito, prospettive, serenitá, TEMPO LIBERO. 

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