Per motivi di lavoro non ho potuto aggiornare
il blog in inglese, e siccome gli impegni si stanno intensificando, ho
deciso che d'ora in avanti scriveró i miei post in italiano direttamente.
Oggi vorrei parlare di un aspetto non
marginale della vita lavorativa europea. Ripeto: europea, non solo italiana, anche se leggendo i loro
commenti, capisco che molti commentatori pensano che l'Italia sia il centro del
mondo e che quindi e i difetti e pregi italiani siano in qualche maniera
unici. Siamo i piú corrotti (falso), quelli che sanno meno l’inglese
(falso), quelli con il paese dove peró si vive meglio (falso), in riferimento
ad altri paesi europei avanzati.
Lavorando all’estero, ho scoperto che l'idiozia
é trasversale e non conosce confini geografici.Ogni paese eccelle per qualcosa
e fa schifo per qualcos altro. Gli italiani sono mediamente disorganizzati, gli
olandesi tendono mediamenti a fregarti in ogni trattativa commerciale, i
tedeschi considerano un atto di gentilezza come una debolezza propria di uno
sfigato che considerano come essere inferiore. E’un dato di fatto. Siamo tutti
diversi.
C’è peró una idiozia che ci accomuna tutti:
ed è il politicamente corretto.
Oggi mi soffermeró su una particolare
variante del politicamente corretto: le
quote rosa. E partiró da un esempio: gli alti stipendi nel settore
aerospaziale .
Preambolo: tempo fa parlavo con un mio
collega francese, il quale mi diceva che al CNES (centro nazionale di studi
spaziali francese) é in uso la politica di agevolare le donne in termini
di assuzioni e carriera dirigenziale.
Siccome vale la stessa cosa in generale nel
consorzio aerospaziale europeo (industria e agenzie governative e
paragovernative), ho deciso di esaminare la questione perché mi riguarda piú da
vicino.
Parliamo di societá private, ma soprattutto semipubbliche
o pubbliche dove gli stipendi sono molto al di sopra della mediana nazionale
(se non siete pratici della differenza fra mediana e media quando si parla di
salari, e come il governo e l’Istat vi fregano con le loro chiacchiere, vi
suggerisco di leggervi questo articolo che scrissi a suo tempo per evidenziare
come l’ignoranza della statistica é uno dei mali piú seri del nostro tempo
perché non siamo in grado di dare peso ai dati che vengono forniti dai
portavoce di governo).
Perché quegli stipendi sono molto al di sopra
della mediana nazionale? Perché parliamo di ingegneri, fisici, matematici, le
cui competenze si pagano visto che lavorano in settori chiave (aerospazio e
difesa) del governo. Sono posti che fanno gola a tanti: lavoro ai massimi
livelli tecnici, personale istruito, mensa, sindacato organizzato e potente,
visite mediche interne, ferie riconosciute e cumulabili, contributi pagati,
largo numero di trasferte all’estero per cui viene riconosciuta una extra
diaria, etc.
Capite quindi che dire “applichiamo le quote
rosa”, cioé minimo il 50% delle assunzioni devono riguardare le donne e la
carriera deve privilegiare il gentil sesso, causa di fatto una grossa
discriminante sociale di accesso a salari di un certo rilievo.
La domanda che uno con un po’di buon senso
dovrebbe porsi é la seguente: ma quanti ingegneri, matematici e fisici sono
donne rispetto al totale che esce dalle universitá?
La risposta richiede di scavare un po’nei
numeri e fare qualche considerazione a latere.
Innanzitutto, non tutte le lauree in materie
scientifiche hanno pari “peso”: ad esempio, ingegneria elettronica, meccanica,
aerospaziale, dei materiali hanno un peso diverso che non ingegneria ambiente e
territorio o gestionale. Le prime sono tecnicamente piú “hard”delle seconde, e
sono rivendibili molto piú che ambiente e territorio o gestionale. Le cose
vanno dette. Chiaramente c’é il laureato in ambiente e territorio che ha
trovato un ottimo lavoro in Finmeccanica, ma non fa media.
Quindi, concentriamoci su lauree tecniche “hard” ad
alta rivendibilitá e ad alta remunerazione. Mi concentro su ingegneria perché
conosco il mondo piú da vicino.
In Italia leggiamo che:
·
Ci sono troppo pochi laureati in generale, rispetto
all’Europa
· Non c’é lavoro per laureati
·
L’abbandono scolastico ha subito una impennata
·
Il tempo per trovare il primo lavoro é inferiore per gli
ingegneri che per altre categorie
·
Lo stipendio mediano di ingresso per un ingegnere nel
mondo del lavoro è tra i piú alti tra i laureati.
·
L’emigrazione italiana è stata di 150mila unitá nel 2015,
soprattutto di personale istruito. Ho giá scritto al riguardo. Si tratta di
numeri largamente sottostimati. L’emigrazione di qualitá è piú alta di almeno
il 30%.
Tutte queste informazioni sono apparentemente
contraddittorie (troppi pochi laureati ma non trovano lavoro?? Allora troppi
rispetto a che?? Lo stipendio è tra i piú alti…sí, ma perché i giovani
ingegneri vivono con i genitori?), contengono un po’di veritá ma di fatto sono
parziali.
La veritá é semplice, e si articola in pochi
punti
1.
In Italia non c’é crescita da oltre venti anni, e il tessuto industriale si é contratto del
25% in dieci anni. E’l’industria che traina l’economia in un paese
avanzato. Mancando veri investimenti in ricerca, sviluppo, produzione, qualitá,
logistica, etc. sono mancate le condizioni di impiego di un numero di ingegneri
che, per quanto ridotto, é superiore alle necessitá del mondo industriale
italiano, competitivo nel ramo spaziale con gli stipendi bassi anziché con la
produttivitá ottenuta con la ottimizzazione dei processi, nonostante la
presenza di menti brillanti. Parlo per esperienza vissuta sulla mia pelle: per
confronto, la vituperata Francia, regina della spesa pubblica, investe
enormemente nella innovazione di apparati di test, produzione e controllo della
qualitá (a partire dalla implementazione della lean production). Per la legge
della domanda e dell’offerta, che i miei colleghi ingegneri sembrano ignorare anche se è la piú
importante legge della vita, quello che accade é che si hanno stipendi bassissimi
in Italia anche per gli ingegneri (fatevi una ricerca su Glassdoor). Una mia
collega, precaria con rinnovo annuale in Selex e con dottorato sui materiali,
prendeva milleduecento euro al mese netti.
2.
In Italia c’é una enorme barriera fra le necessitá
dell’industria italiana e quello che l’universitá sforna. Questo é un
sottoprodotto della scuola italiana, per come é improntata. Prendere una laurea
”a prescindere” dalla situazione di mercato non serve a nulla. Il ritorno dell’investimento per la spesa
dell’istruzione, e blocco sui banchi di scuola per anni, rischia di essere
negativo. Moltissima teoria, poca o nulla pratica. E’chiaro che chi ha studiato
materie scientifiche e ha una mente aperta ha un vantaggio all’estero dove
invece ci sono stati molti piú investimenti nell’industria e queste competenze
vengono riconosciute e pagate.
3.
In Italia c’é un abominio di vantaggi del pubblico sul
privato, specie in questo periodo di deflazione salariale. Perdura da circa
venti anni. Quindi, anche potenziali buoni ingegneri sono piú portati a fare il
concorso in polizia o nelle forze armate che non ad entrare nell’industria,
dove rischi di fare il precario per anni, o aprire una attivitá, perché ti
massacrano di tasse e carte bollate, mentre nelle forze armate puoi fare
carriera rimanendo seduto su una sedia e aspettando che passi il tempo
necessario. Ho una collega che fa il vigile urbano ed é felicissima cosí. Il
posto fisso vince nell’immaginario collettivo. Una industria che chiude i
battenti obbliga l’ingegnere a trasferirsi altrove, con altissmi costi
personali. Uno con il posto pubblico non corre questi rischi e difenderá col
coltello fra i denti lo statu quo.
4.
La via di uscita, unica se consideriamo i grandi numeri,
per personale tecnico e scientifico specializzato italiano è l’emigrazione:
richiede coraggio, capitale familiare se giá non si lavora, e se si ha famiglia
bisogna avere le palle di mollare tutto e fare economia i primi tempi. Le
possibilitá di successo sono peró alte, se si ha l’umiltá di lavorare sodo. In
genere chi emigra queste qualitá le ha, e aumenta la confidenza in se stesso
quando riscuote i primi personali, anche se piccoli, successi. Ecco perché gli
italiani all’estero sono in genere ben visti.
Quindi, sí, in genere gli ingegneri trovano
prima degli altri lavoro in Italia, ma sono lavori che non consentono una
vera indipendenza economica almeno per i primi anni. Le lauree umanistiche,
a meno che non si abbiano le spalle coperte, sono inutili per costruirsi una
famiglia. Mediamente, ovvio, ci sono sempre le eccezioni. Se i laureati in discipline
umanistiche fossero pochi rispetto alle esigenze, prenderebbero stipendi alti.
Ma siccome sono troppi rispetto alle esigenze, sono disoccupati o lavorano nei
call center. Legge della domanda e dell’offerta.
Veniamo al punto del post. Le quote rosa.
Anche emigrare non protegge da questa piaga, figlia del buonismo imperante in Occidente.
In Italia l’80% dei laureati in ingegneria in
discipline “hard”sono uomini. Cosí come in Francia. Buon senso vorrebbe che
analogamente, per la legge dei grandi numeri, l’80% delle assuzioni fossero
maschili, l’80% dei dirigenti fossero uomini, e cosí via. Proprio perché
competenze e intelligenza dovrebbero essere equamente distribuite tra uomini e
donne.
Ebbene, ormani non é piú cosí. In nome delle
quote rosa, donne che magari non hanno le stesse competenze dei loro colleghi
maschi sono preferite nei percorsi di assunzione e carriera. E questa forma di
buonismo, che non privilegia i migliori, ma il sesso, sta giá facendo danni
nell’industria.
Uomini e donne hanno pari diritti e pari
doveri sul posto di lavoro. Hanno intelligenze diverse e complementari. Ma non
si puó tendere ad avere una dirigenza composta per il 50% da donne nell’Industria
aerospaziale e nella Difesa se poi i laureati in materie scientifiche sono per
l’80% uomini. Si introduce una inefficienza enorme nel mercato del lavoro per
ostentare alla politica e all’elettorato ignorante una uguaglianza di facciata.
Basta girare nel sottobosco di internet:
fatevi un giro per i blog di elettronica, meccanica, i forum tecnici di
informatica: scrivono quasi tutti uomini, per oltre il 95%. Apple l’ha creata un uomo, Amazon pure, Bitcoin
é promosso da una comunitá di sviluppatori composta in massima parte da uomini.
I blog finanziari sono scritti – e commentati - quasi tutti da uomini.
Le “Quote Rosa” sono un altro tassello di
questa idiozia collettiva che sostituisce al pragmatismo che faticosamente costruisce
e diversifica, l’ideologia stracciona che nichilisce e omologa. Un ennesimo esempio di diciotto politico.
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